Venezia si trasforma in un sogno surrealista: le Galeries Bartoux inaugurano nell’ex Cinema Accademia la Gallerie Bartoux!

Il seguente articolo è scritto in Italiano, Inglese e francese, per le traduzioni scorrere la pagina

The following article is written in Italian, English and French, for translations scroll down the page

L’article suivant est écrit en italien, anglais et français, pour les traductions, faites défiler la page vers le bas

Venezia risorge nell’arte: Galeries Bartoux, Dalí e l’ex Cinema Accademia diventano magia

Se pensavate che Venezia avesse già mostrato tutte le sue meraviglie, preparatevi a restare a bocca aperta. È nata una nuova stella nel firmamento dell’arte contemporanea: “Galeries Bartoux” ha aperto la sua prima sede italiana nell’ex Cinema Accademia a Dorsoduro – un luogo che per decenni è stato il cuore pulsante del cinema d’essai veneziano – e lo ha trasformato in qualcosa di epico, di sensoriale, di profondamente emozionante.

Chi sono le Galeries Bartoux

Da più di trent’anni le Bartoux sono sinonimo di ricerca estetica, di audacia creativa, di spazi eleganti dove l’arte non è solo da guardare, ma da vivere. Fondate da Robert & Isabelle Bartoux nel 1993, hanno ampliato la loro presenza globale con gallerie a Parigi, Londra, Miami, New York, Monaco, Singapore… tutte accomunate dallo stile Bartoux: un mix raffinato fra grandi maestri consolidati (scultori, pittori, street‑artists) e giovani talenti emergenti. Bartoux non è solo esposizione: è esperienza. Realtà aumentata, spazi immersivi, dialogo fra arte, architettura, design. Ogni galleria è vetrina prestigiosa ma anche luogo d’innamoramento estetico.

Venezia: l’ex Cinema Accademia come palco di un sogno

Immaginate: un cinema storico, chiuso nel 2002, con le sue sedute, il buio, il fascino retrò, che si risveglia in una veste nuova. Le pareti, il soffitto, le volte – perfino il pavimento – ora diventano tele immense, coinvolgenti, capaci di trasportare lo spettatore dentro un sogno. L’ex Cinema Accademia, attivo dal 1928, e costruito su un teatro del XVI secolo, è stato restaurato con grande attenzione al passato, ma proiettato verso il futuro. Lo spazio è di circa 1.200 m²: sale espositive, un cinema immersivo di 500 metri quadrati con un’altezza di circa 12 metri (cioè puoi guardare in alto, sentirti “avvolto” dal racconto), un “Café des Arts” curato da Le Marcandole, un giardino privato di sculture. Il concept si chiama Bartoux Experience: arte, design, tecnologia, comunità, emozione.

Dalí è Venezia: surrealismo in mostra, immersività e incanto

Il grande protagonista dell’apertura è Salvador Dalí. Bartoux collabora con Dalí Universe per presentare la mostra “Dalí è Venezia”. Sarà una selezione di sculture, dipinti, litografie del maestro del Surrealismo. Ma non è tutto: al contempo verrà inaugurato il cinema immersivo con una produzione video inedita, intitolata Una Serenissima come sogno surreale di Salvador Dalí. Un’esperienza che non si limita al contemplare, ma che avvolge lo spettatore, lo trasforma in protagonista. Dalí ebbe legami reali con Venezia: partecipò alla Biennale del 1954, creò un poster per Piazza San Marco nel 1976, dipinse “Othello rêvant de Venise” nel 1982. Questi riferimenti rendono l’omaggio “Dalí è Venezia” non solo bello, ma toccante, come se la città stessa fosse chiamata a dialogare con il suo visitatore attraverso il surrealismo.

🎶 Musica, magie, folla: una serata da sogno

E qui entra il cuore emozionale dell’evento: l’inaugurazione non è stata una semplice cerimonia, ma un’esperienza totale. Il locale gremito, un fermento nell’aria. Sulle terrazze o attici, violiniste in abito elegante che si librano sulle note, invitano l’udito a sposarsi con la vista, la pelle, il respiro. Immaginate: note dolci che risuonano mentre proiezioni immersive avvolgono le pareti, figure surreali che prendono vita e la città lagunare che si riflette in ogni quadro, ogni scultura. La folla? Decine, centinaia, fuori veneziani entusiasti, curiosi di passaggio, dentro appassionati d’arte, famiglie, influencers, critici. Un vero successo: applausi, ammirazione, commenti meravigliati. Tutto avvolto da luci, riflessi, texture, suoni di violini che sembravano sospesi nel cielo di Venezia.

🌟 Tecnologia già vista altrove, ma reinventata a Venezia

L’uso dell’esperienza immersiva (video, proiezioni, spazi che trasformano la percezione) non è del tutto nuovo per Bartoux: spiegazioni, anticipazioni parlano di realtà aumentata, virtual galleries, innovazioni similari. Ma la vera novità è come queste tecnologie siano integrate qui, nell’ex Cinema Accademia: l’altezza del soffitto, la grande volumetria, la storia dello spazio (cinema / teatro) rendono tutto perfetto per proiezioni immersive, suoni riverberanti, giochi fra luce e architettura.

✅ Risultato: un successo che promette continuità

L’inaugurazione è stata già segnata come una serata memorabile: ottima affluenza, entusiasmo vero, critica positiva. “Dalí è Venezia” non è solo una mostra, ma una promessa: che Bartoux abbia restituito alla città un luogo di cultura, ma anche di comunità, di gioia, di stupore. Che l’arte possa catturare non solo lo sguardo, ma il cuore. E che questa nuova casa dell’arte abbia già cominciato a vivere, a respirare, a emozionare.

Venice transforms into a surrealist dream: the Galeries Bartoux inaugurate the Gallerie Bartoux in the former Cinema Accademia!

Venice resurfaces in art: Galeries Bartoux, Dalí, and the former Cinema Accademia become magical

If you thought Venice had already shown all its wonders, prepare to be amazed. A new star has been born in the firmament of contemporary art: “Galeries Bartoux” has opened its first Italian location in the former Cinema Accademia in Dorsoduro—a place that for decades was the beating heart of Venetian arthouse cinema—and has transformed it into something epic, sensorial, and profoundly moving.

Who are Galeries Bartoux

For more than thirty years the Bartoux have been synonymous with aesthetic research, creative audacity, elegant spaces where art is not just to be looked at, but to be experienced. Founded by Robert & Isabelle Bartoux, founded in 1993, has expanded their global presence with galleries in Paris, London, Miami, New York, Monaco, and Singapore—all sharing the Bartoux style: a refined blend of established masters (sculptors, painters, and street artists) and emerging young talents. Bartoux isn’t just an exhibition: it’s an experience. Augmented reality, immersive spaces, and a dialogue between art, architecture, and design. Each gallery is a prestigious showcase but also a place of aesthetic romance.

Venice: the former Cinema Accademia as the stage for a dream

Imagine: a historic cinema, closed in 2002, with its seats, darkness, and retro charm, awakening in a new guise. The walls, the ceiling, the vaults—even the floor—now become immense, engaging canvases, capable of transporting the viewer into a dream. The former Cinema Accademia, open since 1928 and built on a 16th-century theater, has been restored with great attention to the past, but with a focus on the future. The space is approximately 1,200 m²: exhibition halls, a 500-square-meter immersive cinema about 12 meters high (so you can look up and feel “enveloped” by the story), a “Café des Arts” curated by Le Marcandole, and a private sculpture garden. The concept is called Bartoux Experience: art, design, technology, community, emotion.

Dalí is Venice: surrealism on display, immersion and enchantment

The star of the opening is Salvador Dalí. Bartoux collaborates with Dalí Universe to present the exhibition “Dalí is Venice.” It will feature a selection of sculptures, paintings, and lithographs by the master of Surrealism. But that’s not all: at the same time, the immersive cinema will be inaugurated with a new video production, entitled “A Serenissima as a Surreal Dream by Salvador Dalí.” An experience that isn’t limited to contemplation, but envelops the viewer, transforming them into protagonists. Dalí had real ties to Venice: he participated in the 1954 Biennale, created a poster for PiazZa San Marco in 1976, he painted “Othello rêvant de Venise” in 1982. These references make the homage “Dalí is Venice” not only beautiful, but touching, as if the city itself were called to dialogue with its visitor through surrealism.

🎶 Music, magic, crowd: a dream evening

And here comes the emotional heart of the event: the inauguration wasn’t just a simple ceremony, but a total experience. The venue was packed, a buzz in the air. On terraces or attics, elegantly dressed violinists soar to the music, inviting the ear to marry the sight, the skin, the breath. Imagine: sweet notes resonating while immersive projections envelop the walls, surreal figures coming to life, and the lagoon city reflected in every painting, every sculpture. The crowd? Dozens, hundreds, enthusiastic Venetians outside, curious passers-by, art lovers, families, influencers, and critics inside. A true success: applause, admiration, and amazed comments. All wrapped in lights, reflections, textures, and the sounds of violins that seemed suspended in the Venetian sky.

🌟 Technology already seen elsewhere, but reinvented in Venice

The use of immersive experiences (videos, projections, spaces that transform perception) is not entirely new to Bartoux: explanations and previews speak of augmented reality, virtual galleries, and similar innovations. But the real innovation is how these technologies are integrated here, in the former Cinema Accademia: the height of the ceiling, the large volume, the history of the space (cinema/theater) make everything perfect for immersive projections, reverberating sounds, and interplays of light and architecture.

✅ Result: a success that promises continuity

The inauguration has already been marked as a memorable evening: excellent A turnout, genuine enthusiasm, and positive reviews. “Dalí is Venice” isn’t just an exhibition, it’s a promise: that Bartoux has given the city a place of culture, but also of community, joy, and wonder. That art can capture not only the eye, but the heart. And that this new home of art has already begun to live, breathe, and excite.

Venise se transforme en rêve surréaliste : les Galeries Bartoux inaugurent la Gallerie Bartoux dans l’ancien Cinéma Accademia !

Venise refait surface dans l’art : les Galeries Bartoux, Dalí et l’ancien Cinéma Accademia deviennent magiques

Si vous pensiez que Venise avait déjà dévoilé toutes ses merveilles, préparez-vous à être émerveillé. Une nouvelle étoile est née au firmament de l’art contemporain : les Galeries Bartoux ont ouvert leur premier espace italien dans l’ancien Cinéma Accademia de Dorsoduro, un lieu qui fut pendant des décennies le cœur battant du cinéma d’art et d’essai vénitien, et l’ont transformé en un lieu épique, sensoriel et profondément émouvant.

Qui sont les Galeries Bartoux ?

Depuis plus de trente ans, la maison Bartoux est synonyme de recherche esthétique, d’audace créative et d’espaces élégants où l’art ne se contente pas d’être regardé, mais s’expérimente. Fondée par Robert & Fondée en 1993, Isabelle Bartoux a étendu sa présence internationale avec des galeries à Paris, Londres, Miami, New York, Monaco et Singapour, toutes partageant le style Bartoux : un mélange raffiné de maîtres reconnus (sculpteurs, peintres et street artistes) et de jeunes talents émergents. Bartoux n’est pas seulement une exposition : c’est une expérience. Réalité augmentée, espaces immersifs et dialogue entre art, architecture et design. Chaque galerie est une vitrine prestigieuse, mais aussi un lieu de romance esthétique.

Venise : l’ancien Cinéma Accademia, théâtre d’un rêve

Imaginez : un cinéma historique, fermé en 2002, avec ses fauteuils, son obscurité et son charme rétro, se réveille sous un nouveau jour. Les murs, le plafond, les voûtes, et même le sol, deviennent désormais d’immenses toiles captivantes, capables de transporter le spectateur dans un rêve. L’ancien Cinéma Accademia, ouvert depuis 1928 et construit sur un théâtre du XVIe siècle, a été restauré avec une grande attention portée au passé, mais avec une attention particulière portée à l’avenir. L’espace d’environ 1 200 m² comprend des salles d’exposition, un cinéma immersif de 500 m² à environ 12 mètres de hauteur (pour que vous puissiez lever les yeux et vous sentir enveloppé par l’histoire), un « Café des Arts » organisé par Le Marcandole, et un jardin de sculptures privé. Le concept s’appelle Bartoux Experience : art, design, technologie, communauté, émotion.

Dalí est Venise : le surréalisme exposé, immersion et enchantement

La star du vernissage est Salvador Dalí. Bartoux collabore avec Dalí Universe pour présenter l’exposition « Dalí is Venice ». Elle présentera une sélection de sculptures, de peintures et de lithographies du maître du surréalisme. Mais ce n’est pas tout : parallèlement, le cinéma immersif sera inauguré avec une nouvelle production vidéo intitulée « Une Sérénissime comme rêve surréaliste de Salvador Dalí ». Une expérience qui ne se limite pas à la contemplation, mais enveloppe le spectateur, le transformant en protagoniste. Dalí entretenait des liens étroits avec Venise : il a participé à la Biennale de 1954, créé une affiche pour la place Saint-Marc en 1976, peint « Othello rêvant de Veni » (Othello, le rêveur de Venise) la même année et créé « Le Secret de Venise ».Après avoir quitté San Marco en 1976, il peint « Othello rêvant de Venise » en 1982. Ces références rendent l’hommage « Dalí est Venise » non seulement beau, mais touchant, comme si la ville elle-même était appelée à dialoguer avec son visiteur à travers le surréalisme.

🎶 Musique, magie, foule : une soirée de rêve

Et voici le cœur émotionnel de l’événement : l’inauguration n’était pas une simple cérémonie, mais une expérience à part entière. La salle était pleine à craquer, l’ambiance était palpable. Sur les terrasses ou les greniers, des violonistes élégamment vêtus s’élancent au rythme de la musique, invitant l’oreille à épouser la vue, la peau, le souffle. Imaginez : de douces notes résonnent tandis que des projections immersives enveloppent les murs, des figures surréalistes prennent vie, et la ville lagunaire se reflète dans chaque tableau, chaque sculpture. La foule ? Des dizaines, des centaines : des Vénitiens enthousiastes à l’extérieur, des passants curieux, des amateurs d’art, des familles, des influenceurs et des critiques à l’intérieur. Un véritable succès : applaudissements, admiration et commentaires émerveillés. Le tout enveloppé de lumières, de reflets, de textures et du son des violons qui semblait suspendu dans le ciel vénitien.

🌟 Une technologie déjà vue ailleurs, mais réinventée à Venise

L’utilisation d’expériences immersives (vidéos, projections, espaces transformant la perception) n’est pas une nouveauté pour Bartoux : explications et aperçus évoquent la réalité augmentée, les galeries virtuelles et autres innovations similaires. Mais la véritable innovation réside dans la manière dont ces technologies sont intégrées ici, dans l’ancien Cinéma Accademia : la hauteur sous plafond, le volume important et l’histoire du lieu (cinéma/théâtre) se prêtent parfaitement aux projections immersives, aux sons réverbérants et aux jeux de lumière et d’architecture.

✅ Résultat : un succès qui promet la continuité

L’inauguration a déjà été marquée par une soirée mémorable : une excellente affluence, un enthousiasme sincère et des critiques positives. « Dalí est Venise » n’est pas seulement une exposition, c’est une promesse : Bartoux a offert à la ville un lieu de culture, mais aussi de convivialité, de joie et d’émerveillement. Que l’art puisse captiver non seulement les yeux, mais aussi le cœur. Et ce nouveau foyer de l’art a déjà commencé à vivre, à respirer et à s’animer.

Filamenta a Palazzo Mocenigo: dove la moda incontra il design

Che succede quando moda, interior design e sperimentazione tessile si incontrano in uno dei palazzi più affascinanti di Venezia? Succede Filamenta, una mostra meravigliosamente visionaria che ci porta dentro un mondo dove i tessuti non sono solo “materiali”, ma racconti, memorie, rivoluzioni silenziose. Dal 11 al 19 ottobre 2025, Palazzo Mocenigo si trasforma in un laboratorio creativo in cui abiti, filati, progetti e visioni dialogano con gli ambienti storici del museo. Se ami la moda che osa, il design che esplora, e tutto ciò che nasce dalla fusione tra bellezza e innovazione sostenibile… questo evento fa per te. E fidati: non è la solita mostra.

🧶 Un filo che lega moda, design e natura

Filamenta è più di un’esposizione: è un viaggio nei materiali del futuro. Qui si parla di fibre bio-derivate, lavorazioni sperimentali, tecnologie tessili e, soprattutto, di immaginazione applicata.

Al centro della mostra ci sono:

  • Aziende tessili che lavorano con materiali innovativi,
  • Studenti e studentesse del corso di laurea magistrale in Moda dello IUAV di Venezia,
  • E tantissime storie intrecciate, tra memoria, artigianato e ricerca contemporanea.

La curatela è firmata da Angelica Stea, e l’organizzazione è a cura di Arte e Design Venezia, in collaborazione con il Museo e l’Università IUAV.

🎤 Una giornata speciale da non perdere: 13 ottobre

Segnati questa data: 13 ottobre 2025, ore 15:00 Palazzo Mocenigo ospita la conferenza “Ripensare i materiali della moda e dell’interior design in un contesto ecologico critico” — un talk super stimolante con relatori come Alessandra Vaccari, Lucia Rosin, Raffaella Fagnoni, Gabriele Rorandelli, moderati da Clizia Moradei. A seguire, la presentazione ufficiale della mostra Filamenta. Due ore di pura ispirazione, domande importanti e visioni sul futuro del design.

💫 WormChair: la seta, l’infanzia e la metamorfosi

Parole dell’artista: “WormChair nasce per mettere in risalto il tessuto artigianale, esplorando ciò che il materiale potrebbe diventare in un contesto applicativo. Il design tessile astrae immagini microscopiche da un tradizionale sari di seta indiano. Ho scattato foto digitali al microscopio del sari di mia nonna e le ho stampate digitalmente su tessuto di twill di cotone.

Il tessuto viene poi fuso con un tessuto a maglia industriale che ho realizzato utilizzando lana e filati elastici. La struttura a maglia richiama il motivo a quadretti del sari originale.

Il nome WormChair è un gioco di parole con “poltrona”, in riferimento alla seta e al suo legame con la metamorfosi del baco da seta. Il tessuto nasce da una collezione di quattro pezzi, ognuno dei quali rappresenta una fase del ciclo vitale del baco da seta: uovo, baco, bozzolo e falena, offrendo un modo per visualizzare le radici materiali del tessuto e approfondire il nostro rapporto con il mondo naturale da cui nascono i nostri tessuti.”

Secondo la mia modesta opinione, la WormChair di Latika Balachander è semplicemente fantastica. A prima vista è un oggetto di design affascinante, ma basta avvicinarsi per capire che dentro c’è molto, molto di più. Latika parte da qualcosa di profondamente personale — un sari di seta appartenuto a sua nonna — e lo osserva al microscopio, trasformando quei dettagli invisibili in una nuova pelle tessile. Il risultato è un’opera che intreccia ricordi, metamorfosi e innovazione. La sedia stessa racconta il ciclo vitale del baco da seta, dall’uovo alla falena, e ci invita a riflettere sulle origini dei materiali che usiamo ogni giorno. È più di un oggetto: è un messaggio, una storia, un invito a guardare oltre le superfici.

🏛 Perché proprio Palazzo Mocenigo?

Perché questo museo è la casa ideale per parlare di tessuto e trasformazione. Non è solo uno spazio espositivo, ma un Centro Studi sulla storia del tessuto, del costume e del profumo. Dentro ci sono un sacco di volumi, campioni di stoffa e costumi storici. Qui il tessile è cultura viva.

E allora, portare dentro questo luogo progetti del futuro, come quelli presentati in Filamenta, crea un cortocircuito bellissimo tra passato e avanguardia.

🎟 Info pratiche

  • 📍 Dove: Museo di Palazzo Mocenigo, Venezia
  • 📅 Quando: dall’11 al 19 ottobre 2025
  • 🎤 Talk e inaugurazione: 13 ottobre, ore 15:00

❤️ Perché non puoi perderla?

Perché Filamenta è uno di quegli eventi che unisce bellezza, pensiero critico, materiali che sorprendono e progetti che fanno riflettere. Che tu sia designer, studente, artista, curioso o semplicemente una persona che ama scoprire il mondo… qui troverai stimoli, emozione e un sacco di ispirazione. E poi, quando mai ti capita di vedere un sari stampato al microscopio, diventare una sedia chiamata WormChair?

Filamenta at Palazzo Mocenigo: Where Fashion Meets Design

What happens when fashion, interior design, and textile experimentation meet in one of Venice’s most fascinating palaces? It’s called Filamenta, a wonderfully visionary exhibition that takes us into a world where fabrics aren’t just “materials,” but stories, memories, silent revolutions. From October 11 to 19, 2025, Palazzo Mocenigo will be transformed into a creative laboratory where clothes, yarns, projects, and visions dialogue with the museum’s historic spaces. If you love daring fashion, exploratory design, and everything born from the fusion of beauty and sustainable innovation… this event is for you. And trust me: it’s not your usual exhibition.

🧶 A thread that connects fashion, design, and nature

Filamenta is more than an exhibition: it’s a journey into the materials of the future. Here we talk about bio-derived fibers, experimental processes, textile technologies and, above all, applied imagination.

At the heart of the exhibition are:

  • Textile companies working with innovative materials,
  • Students of the Master’s Degree in Fashion at IUAV in Venice,
  • And so many intertwined stories, between memory, craftsmanship, and contemporary research.

The curatorship is by Angelica Stea, and the organization is by Arte e Design Venezia, in collaboration with the Museum and the IUAV University.

🎤 A special day not to be missed: October 13th

Save the date: October 13, 2025, 3:00 PM. Palazzo Mocenigo hosts the conference “Rethinking Fashion and Interior Design Materials in a Critical Ecological Context”—a highly stimulating talk with speakers such as Alessandra Vaccari, Lucia Rosin, Raffaella Fagnoni, and Gabriele Rorandelli, moderated by Clizia Moradei. Following, at 4:30 PM, the official presentation of the Filamenta exhibition. Two hours of pure inspiration, important questions, and visions of the future of design.

💫 WormChair: Silk, Childhood, and Metamorphosis

The artist speaks: “WormChair was born to highlight handcrafted textiles, exploring what the material could become in an applied context. The textile design abstracts microscopic images from a traditional Indian silk sari. I took digital photographs of my grandmother’s sari under a microscope and digitally printed them on cotton twill fabric.

The fabric is then fused with an industrial knit I made using wool and stretch yarns. The knit structure recalls the checked pattern of the original sari.

The name WormChair is a play on words, referring to silk and its connection to the metamorphosis of the silkworm. The fabric is born from a collection of four pieces, each representing a stage in the silkworm’s life cycle: egg, worm, cocoon, and moth, offering a way to visualize the fabric’s material roots and delve deeper into the”reflecting our relationship with the natural world from which our fabrics are born.”

In my opinioin, Latika Balachander’s WormChair is nothing short of fantastic. At first glance, it’s a captivating piece of design — but there’s so much more beneath the surface. Latika begins with something deeply personal: a silk sari that belonged to her grandmother. She examines it under a microscope and transforms those invisible details into a new textile skin. The result is a work that weaves together memory, metamorphosis, and innovation. The chair itself tells the life cycle of the silkworm — from egg to moth — and invites us to reflect on the origins of the materials we use every day. It’s more than an object: it’s a message, a story, a gentle call to look beyond the visible.

🏛 Why Palazzo Mocenigo?

Because this museum is the ideal home for discussing textiles and transformation. It’s not just an exhibition space, but a Study Center for the history of textiles, costume, and perfume. Inside area lot of volumes, fabric samples, and historical costumes. Here, textiles are living culture.

And so, bringing projects of the future into this place, like those presented in Filamenta, creates a beautiful short circuit between the past and the avant-garde.

🎟 Practical information

  • 📍 Where: Palazzo Mocenigo Museum, Venice
  • 📅 When: From October 11 to 19, 2025
  • 🎤 Talk and inauguration: October 13, 3:00 PM

❤️ Why can’t you miss it?

Because Filamenta is one of those events that combines beauty, critical thinking, surprising materials, and thought-provoking projects. Whether you’re a designer, student, artist, curious, or simply someone who loves to explore the world… here you’ll find stimulation, excitement, and tons of inspiration. And then, when do you ever get the chance to see a sari printed under a microscope become a chair called WormChair?

Pennellate di talento: Tutto quello che devi sapere sul Premio Mestre di Pittura 2025

Premio Mestre di Pittura 2025: L’arte che incontra la città

Se non ci sei ancora stato, preparati: il Premio Mestre di Pittura sta per alzare di nuovo il sipario su un evento che ogni anno è sempre migliore, sempre più sorprendente, e sempre più capace di far battere il cuore agli appassionati d’arte. A Mestre (Venezia), il Circolo Veneto insieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia, l’Accademia di Belle Arti e la Bevilacqua La Masa, con il sostegno pubblico, portano avanti una manifestazione che da anni conferma il suo prestigio, la sua freschezza, e la sua capacità di attrarre voci nuove e maestri consolidati.

Perché ogni edizione è un’emozione nuova

Presenze artistiche e critici di grande livello: la giuria è composta da storici e critici dell’arte, figure di spicco che garantiscono serietà, preparazione e visibilità. Mostra dei finalisti al Candiani, conferenze, eventi collaterali: non è solo guardare. È discutere, incontrarsi, confrontarsi. È un momento di cultura viva che coinvolge tutti.

L’invito che non puoi rifiutare

Dal 13 settembre al 12 ottobre 2025, il Centro Culturale Candiani sarà la casa per la mostra dei finalisti. Aperta tutti i giorni (escluso il lunedì), dalle 16:00 alle 20:00, con ingresso libero. Vieni a vedere con i tuoi occhi cosa significa guardare l’arte contemporanea che pulsa, che racconta, che emoziona. Sfoglia le tele, percepisci i colori, ascolta le storie dietro ogni pennellata. Non è solo una mostra: è un’esperienza estetica, culturale, personale.

Qualche anticipazione che mette le ali

Quest’anno un Premio alla Carriera sarà conferito a Giovanni Soccol, artista veneziano che con la sua lunga attività ispira pittori e art lovers. La Giuria Popolare, ovvero voi, il pubblico, avrà un ruolo attivo: potrete votare e contribuire a scegliere un riconoscimento speciale in una delle categorie “del cuore”.

Conclusione

Il Premio Mestre di Pittura non è semplicemente una mostra che si ripete ogni anno: è qualcosa che cresce, che si rinnova, che spinge in avanti. È la dimostrazione che l’arte non è un ricordo, ma una forza viva che cerca nuovi sguardi. Se ami l’arte — quella vera, che sfida, che emoziona — questo è un evento da non perdere. Ti aspetta Mestre, con pennelli, colori, emozioni. Vieni ad ammirare, a immergerti, e lasciati stupire anche quest’anno.

Un’umanità fatta di fili e ferite: l’arte di Daniele Marcon a Villa dei Leoni


Riflessi – La mostra di Daniele Marcon a Mira che trasforma le ferite in arte

A volte, l’arte ci sorprende nel modo più inaspettato. Non servono tele enormi o marmi lucidi per toccare il cuore, ma bastano dei semplici fili, dei tessuti e il coraggio di esporre le proprie fragilità. È questa la sensazione che si prova visitando la mostra “Riflessi. Lavori cuciti” di Daniele Marcon, ospitata fino al 5 ottobre nella splendida cornice di Villa dei Leoni a Mira.

L’artista ci accoglie con una filosofia tanto semplice quanto profonda: “Le cuciture rappresentano le ferite dell’umanità… ma insieme i frammenti si esaltano per raggiungere l’unità.” È un concetto che risuona in ognuno di noi. Chi non ha una cicatrice, visibile o meno, che racconta una storia? Marcon prende queste “ferite” e le trasforma in qualcosa di bello, di armonioso. I suoi tessuti cuciti non sono solo pezzi di stoffa uniti, ma metafore di come le persone, pur nella loro diversità e fragilità, possano unirsi per creare qualcosa di più grande.

Osservando le opere, si ha quasi l’impressione di guardare una sinfonia di colori. I fili, come note su un pentagramma, vibrano e si intrecciano, creando composizioni che sembrano danzare sulla parete. Ogni cucitura è un gesto di cura, un atto di risanamento. È come se l’artista ci invitasse a guardare le nostre imperfezioni non come difetti, ma come punti di forza, parti essenziali della nostra storia.

La mostra non è solo un’esperienza visiva, ma un’occasione per riflettere. In un mondo che spesso ci spinge a nascondere le nostre debolezze, Daniele Marcon ci offre un’alternativa: abbracciarle e usarle per connetterci con gli altri. Non a caso, le sue cuciture diventano legami, a simboleggiare l’unione e la comunità che si può costruire proprio a partire dalla condivisione delle proprie vulnerabilità.

Se siete in zona, non perdete l’occasione di visitare questa mostra. L’ingresso è gratuito e Villa dei Leoni, con la sua eleganza storica, è il luogo perfetto per immergersi in questo viaggio tra arte, fili e sentimenti umani.


Quando la seduzione incontra il set: Casanova rivive al Mocenigo in immagini e stoffe

Scopri l’Eredità Affascinante di Casanova a Palazzo Mocenigo: Una Mostra che Ti Conquisterà!

Ciao a tutti, appassionati di storia, arte e cinema! Immaginate di camminare tra le sale di un antico palazzo veneziano, circondati da costumi sfavillanti, ritratti misteriosi e storie che sembrano uscite da un film. Beh, non è un sogno: sto parlando della nuova, imperdibile mostra “Casanova 1725-2025: L’eredità di un mito tra storia, arte e cinema” al Museo di Palazzo Mocenigo. Aperta dal 29 agosto al 2 novembre 2025, questa esposizione celebra i 300 anni dalla nascita di Giacomo Casanova, quel leggendario avventuriero veneziano che ha incantato (e scandalizzato) il mondo con le sue memorie. Se siete a Venezia o state pianificando un viaggio, questa è l’occasione perfetta per immergervi in un’epoca di intrighi, passioni e genio creativo. Ve lo dico subito: uscirne indifferenti è impossibile!

Partiamo dal cuore della mostra: un viaggio emozionante attraverso la vita rocambolesca di Casanova, raccontata non solo con documenti storici e opere d’arte, ma anche con un occhio al cinema che lo ha reso immortale. Pensate a Federico Fellini e al suo iconico film del 1976, “Casanova”, con Donald Sutherland nei panni del seduttore per eccellenza. Qui potrete ammirare da vicino sei costumi originali di quel capolavoro, disegnati dal genio Danilo Donati (che vinse pure un Oscar per essi!). Immaginate taffetà pastello, velluti barocchi e tessuti che sembrano sussurrare storie di corti spagnole, competizioni romane e incantesimi francesi. È come entrare nel set di Fellini, con bozzetti che trasformano la pellicola in quadri viventi, ispirati a maestri come Hogarth, Guardi e Tiepolo. Che emozione vedere come il cinema ha reinterpretato Casanova non come un donnaiolo superficiale, ma come un simbolo di vuoto esistenziale, un automa intrappolato nella sua stessa fama!

Il percorso espositivo è un vero e proprio labirinto di sorprese, diviso in sezioni che ti catturano passo dopo passo. Si inizia con la biografia avventurosa di Giacomo: dalla nascita a Venezia nel 1725, agli studi a Padova, alla prigione nei Piombi e alla fuga leggendaria nel 1756. Poi, un confronto mozzafiato tra un ritratto settecentesco attribuito a Pietro Longhi – un elegante gentiluomo con libro, anello e parrucca incipriata – e la locandina del film di Fellini, che lo trasforma in una figura meccanica e disumanizzata. Non mancano tre dipinti sensuali di Giambattista Pittoni, con divinità mitologiche come Apollo, Venere e Diana in pose teatrali e licenziose, che evocano l’atmosfera erotica e raffinata del Settecento. E per i cultori della storia, c’è la sezione dedicata ad Aldo Ravà, quel collezionista veneziano del primo Novecento (1879-1923) che ha riabilitato l’immagine di Casanova. Appassionato del Settecento, Ravà ha pubblicato oltre venti studi su di lui, scoprendo lettere, opuscoli rari e persino la biblioteca del castello di Dux dove Casanova passò gli ultimi anni. Grazie a lui, Casanova non è più solo un libertino, ma un acuto osservatore del suo tempo – e la mostra espone documenti dalla sua collezione al Museo Correr che vi faranno venire i brividi!

A rendere tutto questo possibile è un team di curatori eccezionali. Parliamo di Luigi Zanini, il curatore del Museo di Palazzo Mocenigo, un vero veterano con una esperienza immensa: ha collaborato a tantissime mostre di successo, da quelle sulla storia del profumo (ricordate la Collezione Storp, con oltre 500 flaconi storici?) a esposizioni sulla moda maschile del Settecento. Zanini sa come trasformare un museo in un’esperienza viva, e qui ha unito forze con Monica Viero e Gianni De Luigi per creare qualcosa di magico. A proposito di Gianni De Luigi: è un esperto di arte e cinema, con un background che spazia da studi su Fellini a progetti curatoriali innovativi. Ha curato questa mostra con un tocco personale, mescolando storia e schermo in modo da farvi sentire parte del mito. Insieme, hanno reso Palazzo Mocenigo il palcoscenico perfetto per rivivere l’eredità di Casanova!

Ma non è solo una mostra per esperti: è per tutti! Che siate cinefili, amanti della storia o semplicemente curiosi di Venezia, qui troverete ispirazione, stupore e un sacco di spunti per foto da urlo. Immaginate di uscire con la testa piena di aneddoti da raccontare agli amici – tipo come Casanova tradusse l’Iliade o fondò un giornale satirico che gli costò l’esilio. E il palazzo stesso? Un gioiello del Settecento, con sale affrescate e un’atmosfera che ti trasporta indietro nel tempo.

Non aspettare: segnatevi le date, dal 29 agosto al 2 novembre 2025, al primo piano del Museo di Palazzo Mocenigo. Biglietti e orari sul sito ufficiale – è facile e accessibile. Veniteci con amici, famiglia o da soli per un momento di puro incanto. Fidatemi, dopo questa mostra vedrete Casanova (e Venezia) con occhi nuovi. Che state aspettando? Correte a prenotare, non ve ne pentirete – potrebbe essere l’evento culturale dell’anno che vi cambierà la prospettiva sul mito più affascinante della storia! 😊

Discover the Fascinating Legacy of Casanova at Palazzo Mocenigo: A Must-See Exhibition!

Hello, lovers of history, art, and cinema! Picture yourself walking through the halls of a grand Venetian palace, surrounded by dazzling costumes, mysterious portraits, and stories that feel like they’re straight out of a movie. Well, it’s not a dream: I’m talking about the unmissable exhibition “Casanova 1725–2025: The Legacy of a Myth Between History, Art and Cinema” at the Palazzo Mocenigo Museum. Running from August 29 to November 2, 2025, this exhibition celebrates the 300th anniversary of the birth of Giacomo Casanova – the legendary Venetian adventurer who enchanted (and scandalized) the world with his memoirs. If you’re in Venice or planning a trip, this is the perfect opportunity to dive into an era of intrigue, passion, and creative genius. I’ll say it right away: it’s impossible to walk away unaffected!

Let’s start at the heart of the show: an emotional journey through Casanova’s adventurous life, told not only through historical documents and artwork but also through the lens of cinema, which has made him immortal. Think of Federico Fellini and his iconic 1976 film “Casanova”, starring Donald Sutherland as the ultimate seducer. Here, you’ll get to admire six original costumes from that masterpiece, designed by the brilliant Danilo Donati (who even won an Oscar for them!). Picture pastel taffeta, baroque velvets, and fabrics that seem to whisper stories of Spanish courts, Roman duels, and French enchantments. It’s like stepping onto Fellini’s set, with original sketches that turn film into living paintings inspired by masters like Hogarth, Guardi, and Tiepolo. What a thrill to see how cinema reimagined Casanova not just as a womanizer, but as a symbol of existential emptiness – a man trapped in the myth of his own fame!

The exhibition layout is a true labyrinth of surprises, divided into captivating sections. It begins with Casanova’s adventurous biography: from his birth in Venice in 1725, to his studies in Padua, his imprisonment in the Piombi, and his legendary escape in 1756. One of the most striking comparisons is between a stunning 18th-century portrait attributed to Pietro Longhi – showing a refined gentleman holding a book, ring, and powdered wig – and the stark movie poster for Fellini’s film, depicting Casanova as a mechanical, dehumanized figure. There are also three sensual paintings by Giambattista Pittoni, featuring mythological gods like Apollo, Venus, and Diana in theatrical, suggestive poses – evoking the erotic and elegant atmosphere of the 1700s.

And for history buffs, there’s a section dedicated to Aldo Ravà, a Venetian collector from the early 20th century (1879–1923) who helped restore Casanova’s image. Passionate about the 18th century, Ravà published over 20 studies on him, unearthing letters, rare pamphlets, and even the library at Dux Castle, where Casanova spent his final years. Thanks to Ravà, Casanova is no longer seen just as a libertine, but as a sharp observer of his time – and the exhibition features documents from his collection at the Museo Correr that will give you goosebumps!

What makes all of this possible is a team of exceptional curators. Leading the way is Luigi Zannini, curator of the Palazzo Mocenigo Museum – a true veteran with immense experience. He has worked on many successful exhibitions, from perfume history (remember the Storp Collection, with over 500 historical flacons?) to 18th-century men’s fashion. Zannini knows how to transform a museum into a living experience, and here he’s joined forces with Monica Viero and Gianni De Luigi to create something magical. Speaking of Gianni De Luigi: he’s an expert in art and cinema, with a background ranging from studies on Fellini to innovative curatorial projects. His touch in this show is unmistakable – blending history and film in a way that makes you feel like part of the legend. Together, they’ve turned Palazzo Mocenigo into the perfect stage to relive Casanova’s legacy.

But this isn’t just a show for experts – it’s for everyone! Whether you’re a film buff, history lover, or just curious about Venice, you’ll find inspiration, wonder, and plenty of photo-worthy moments here. Imagine walking out with a head full of stories to tell your friends – like how Casanova translated the Iliad or founded a satirical newspaper that got him exiled. And the palace itself? A gem of the 18th century, with frescoed rooms and an atmosphere that truly transports you back in time.

Don’t wait: mark your calendars for August 29 to November 2, 2025, on the first floor of the Palazzo Mocenigo Museum. Tickets and hours are available on the official website – it’s easy and accessible. Bring your friends, your family, or come solo for a moment of pure enchantment. Trust me: after this exhibition, you’ll see Casanova (and Venice) with new eyes. What are you waiting for? Book your visit now – you won’t regret it. This could be the cultural event of the year that changes the way you see one of history’s most fascinating figures! 😊

Tra selfie e sicurezza: riflessioni sulla tutela delle opere d’arte

For the English translation, scroll down the page thank you.


Proteggere l’arte: una sfida che riguarda tutti noi

Negli ultimi giorni, due episodi che hanno coinvolto opere d’arte in Italia ci hanno fatto riflettere sul delicatissimo equilibrio tra la voglia di avvicinarci all’arte e la necessità di proteggerla. A Firenze, un turista è inciampato danneggiando un quadro del Settecento agli Uffizi, mentre a Torino una scultura contemporanea, la “Sedia di Van Gogh” di Nicola Bolla, è stata irrimediabilmente rovinata da un visitatore poco attento. Questi fatti non sono solo incidenti isolati: sono un campanello d’allarme per tutti noi, amanti dell’arte, operatori culturali e semplici visitatori.

L’arte, soprattutto quella fragile e preziosa, va trattata con rispetto e cura. Ma come possiamo garantire che le nostre passioni non finiscano per trasformarsi in danni irreparabili? È fondamentale adottare un approccio che unisca sicurezza, tecnologia e soprattutto educazione. Prima di tutto, serve una presenza più visibile e competente di personale dedicato alla sicurezza delle opere. Parlo di quei guardasala capaci di dialogare con il pubblico, spiegando perché non si possono fare certe cose come scattare selfie troppo ravvicinati o toccare le opere.

In secondo luogo, bisognerebbe limitare l’uso degli smartphone nei pressi delle opere più fragili. Capisco l’impulso di voler immortalare un momento, ma a che prezzo? I musei possono e devono mettere regole più rigorose, accompagnate da una comunicazione chiara e immediata, per evitare che la ricerca del like metta a rischio un patrimonio inestimabile.

Non meno importante è l’aspetto fisico della protezione: barriere trasparenti e vetri protettivi possono sembrare una barriera all’esperienza, ma sono un compromesso necessario per tutelare capolavori che non possiamo permetterci di perdere. Infine, e forse più importante, dobbiamo lavorare sulla sensibilizzazione del pubblico. L’arte non è solo da vedere, è da vivere con rispetto. Piccole campagne informative, video, spiegazioni semplici e coinvolgenti possono fare la differenza nel creare una comunità di visitatori consapevoli e attenti.

L’uso di tecnologie avanzate, come sensori di movimento e telecamere intelligenti, può aiutare a prevenire incidenti prima che accadano, ma nulla potrà mai sostituire la responsabilità individuale e collettiva. Come appassionato d’arte, credo fermamente che ogni visita a un museo sia un’occasione preziosa per entrare in contatto con la bellezza e la storia. Ma è anche un momento in cui dobbiamo ricordarci che quel tesoro non ci appartiene, lo custodiamo solo temporaneamente, per le generazioni future. Proteggere l’arte è quindi una sfida che riguarda tutti noi: visitatori, curatori, istituzioni. Solo così potremo continuare a vivere l’emozione di fronte a un capolavoro senza doverci preoccupare di perderlo per sempre.


Protecting Art: A Challenge That Concerns All of Us

In recent days, two incidents involving artworks in Italy have made us reflect on the delicate balance between our desire to get close to art and the need to protect it. In Florence, a tourist stumbled and damaged an 18th-century painting at the Uffizi Gallery, while in Turin a contemporary sculpture, Nicola Bolla’s “Van Gogh’s Chair,” was irreparably damaged by an inattentive visitor. These events are not isolated accidents—they are a wake-up call for all of us: art lovers, cultural workers, and casual visitors alike.

Art, especially fragile and precious works, must be treated with respect and care. But how can we ensure that our passion doesn’t end up causing irreversible damage? It is essential to adopt an approach that combines security, technology, and above all, education.

First of all, a more visible and skilled presence of staff dedicated to the protection of artworks is needed. I’m not just talking about guards, attendants musuems who can engage with the public, explaining why certain behaviors—like taking selfies too close or touching the art—are not allowed. Secondly, the use of smartphones near the most fragile pieces should be limited. I understand the impulse to capture a moment, but at what cost? Museums must set stricter rules, accompanied by clear and immediate communication, to prevent the pursuit of likes from endangering priceless heritage.

Equally important is the physical protection: transparent barriers and protective glass may seem like obstacles to the experience, but they are a necessary compromise to safeguard masterpieces we cannot afford to lose. Finally, and perhaps most importantly, we must work on raising public awareness. Art is not just to be seen; it is to be experienced with respect. Small informative campaigns, videos, and simple yet engaging explanations can make the difference in creating a community of mindful and attentive visitors.

The use of advanced technologies—such as motion sensors and smart cameras—can help prevent accidents before they happen, but nothing will ever replace individual and collective responsibility. As an art enthusiast, I firmly believe that every visit to a museum is a precious opportunity to connect with beauty and history. But it is also a moment when we must remember that this treasure does not belong to us—we are only its temporary caretakers, for future generations. Protecting art is therefore a challenge that concerns all of us: visitors, curators, and institutions alike. Only in this way can we continue to feel the thrill of standing before a masterpiece without fearing to lose it forever.


L’oro della laguna

✨: la magia di Antonello Viola a Ca’ Pesaro

Antonello Viola: “L’oro della laguna” – Un dialogo poetico tra arte e Venezia

La luce di Venezia nei quadri di Antonello Viola: una mostra da vedere a Ca’ Pesaro

Dal 20 giugno al 28 settembre 2025, Ca’ Pesaro accoglie una mostra che parla sottovoce ma lascia il segno: L’oro della laguna, personale di Antonello Viola. Nelle eleganti sale Dom Pérignon della Galleria Internazionale d’Arte Moderna, l’artista romano presenta una serie di opere inedite realizzate negli ultimi quattro anni, tra vetri dipinti e carte giapponesi. A curare il progetto è Elisabetta Barisoni, direttrice del museo. Questa mostra è molto più di una raccolta di quadri: è un dialogo silenzioso e profondo tra l’artista e Venezia, città che da sempre riflette, cambia, assorbe. Proprio come i lavori di Viola.

Un artista in ascolto del mondo

Nato a Roma nel 1966, Antonello Viola ha una formazione solida: si è diplomato all’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Enzo Brunori e ha conseguito un dottorato in Spagna, all’Università de La Laguna. Nel tempo ha sviluppato una pittura che unisce tecnica, riflessione e spiritualità. Il suo segno è sottile, le sue opere sono fatte di velature, cancellature, superfici che sembrano respirare. Nulla è lasciato al caso, ma nulla è rigido. Viola lavora per stratificazioni: applica il colore, poi lo rimuove, lo raschia, lo modifica. È un processo lento e meditativo, quasi rituale. E i materiali scelti — vetro, carta, oro — parlano di fragilità, luce e trascendenza.

Venezia come specchio interiore

Nella mostra, ogni opera sembra contenere un frammento della laguna. I titoli evocano isole vere e immaginate — Elba, Poveglia, Murano, Giudecca — ma non c’è geografia. C’è piuttosto una mappa emotiva, personale. Le superfici dipinte diventano paesaggi dell’anima, dove la luce cambia tutto e il tempo si ferma. Il vetro è il protagonista: lastre dipinte su entrambi i lati creano giochi di profondità e riflessi, come acque tranquille che nascondono correnti interiori. Le opere su carta giapponese, invece, sono più essenziali, verticali, quasi spirituali. L’oro, usato con misura e intelligenza, non è decorazione: è luce pura.

Un dialogo che attraversa i secoli

Un elemento interessante della mostra è il confronto silenzioso con Giulio Aristide Sartorio, pittore simbolista romano che un secolo fa realizzò per la Biennale il gigantesco ciclo Il poema della vita umana, esposto nelle sale adiacenti. Come Viola, anche Sartorio cercava l’essenza dell’esistenza attraverso strati di materia e luce.

Un invito al silenzio

In un’epoca veloce e rumorosa, le opere di Viola ci costringono a rallentare. A fermarci. A osservare. Il suo lavoro non urla, non cerca di colpire: piuttosto, accoglie. Ogni quadro è un piccolo universo che invita alla contemplazione. E alla fine, questa mostra non è solo un’esperienza visiva, ma anche un momento di pausa, di ascolto, di connessione con qualcosa di più profondo.

Informazioni utili

La mostra è visitabile con il normale biglietto di ingresso di Ca’ Pesaro, dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00. È realizzata in collaborazione con la Galleria Alessandro Casciaro di Bolzano-Venezia.

✨: The Magic of Antonello Viola at Ca’ Pesaro

Venice Reflected in Gold: Antonello Viola at Ca’ Pesaro

From June 20 to September 28, 2025, Ca’ Pesaro hosts a quiet yet powerful exhibition: The Gold of the Lagoon, a solo show by Roman artist Antonello Viola. Set in the elegant Dom Pérignon rooms of the Galleria Internazionale d’Arte Moderna, the exhibition presents a selection of works created over the past four years—glass paintings and Japanese paper pieces—many of which are on public display for the first time. Curated by the museum’s director, Elisabetta Barisoni, the show offers a poetic dialogue between the artist and the soul of Venice.

An Artist Who Listens to the World

Born in Rome in 1966, Antonello Viola studied at the Accademia di Belle Arti under Enzo Brunori and later earned a PhD from the University of La Laguna in Spain. Over the years, he has developed a deeply thoughtful and spiritual painting practice. His work is delicate yet dense, created through a slow process of layering, erasing, and reapplying. Each surface feels alive—something between a memory and a presence. Viola doesn’t paint with urgency, but with intention. He uses materials like gold leaf, glass, and fine paper not for their beauty alone, but for what they evoke: fragility, light, silence, transcendence.

Venice as an Inner Landscape

In this exhibition, each work seems to hold a fragment of the lagoon. Titles reference real and imagined islands—Elba, Poveglia, Murano, Giudecca—but these are not maps. They are emotional coordinates. The painted surfaces open up to inner landscapes, where light transforms everything and time seems to stretch. Glass plays a central role: painted on both sides, arranged in layers, it creates depth and transparency—like water capturing reflections. The works on Japanese paper are more minimal and vertical, almost meditative. Gold, used sparingly and purposefully, becomes a symbol of light rather than mere ornament.

A Silent Conversation Across Centuries

One of the more intriguing aspects of the show is its silent dialogue with Giulio Aristide Sartorio, another Roman artist who found inspiration in Venice over a century ago. His monumental cycle The Poem of Human Life, painted for the Venice Biennale in 1906–07, is displayed in the adjacent gallery. Like Viola, Sartorio explored layering, translucency, and spiritual themes through his technique.

The Power of Silence

In a time defined by speed and noise, Viola’s works invite us to slow down. To stop. To really look. His paintings don’t shout; they welcome. Each one is a quiet universe, offering space for contemplation and calm. This exhibition isn’t just visual—it’s emotional. It’s a moment of reflection in a world that rarely pauses.

Visitor Information

The Gold of the Lagoon is open from Tuesday to Sunday, 10:00 AM to 6:00 PM, with standard museum admission. The exhibition is presented in collaboration with Galleria Alessandro Casciaro (Bolzano–Venice).

UN Italiano a Pest

GIACOMO MARASTONI E LA PRIMA ACCADEMIA UNGHERESE DI PITTURA – UN TESORO VENEZIANO A BUDAPEST

For the English translation please scroll down the page, thank you !

Un Viaggio nel Tempo tra Venezia e Budapest

Se vi trovate a Budapest in vacanza, oppure ci vivete da expat o studenti, c’è un’occasione culturale che non dovreste assolutamente lasciarvi sfuggire: la mostra “Un Italiano a Pest”, dedicata al pittore veneziano Giacomo Marastoni, aperta presso l’Istituto Italiano di Cultura della capitale ungherese. Non è solo un evento artistico: è un vero e proprio ponte tra l’Italia e l’Ungheria, che celebra una figura ingiustamente dimenticata, ma fondamentale per l’evoluzione dell’arte ungherese del XIX secolo.

Questa esposizione rappresenta un’occasione unica per scoprire la figura affascinante di un nostro connazionale, un veneziano che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte ungherese. Nato a Venezia nel 1804, Giacomo – conosciuto in Ungheria come Jakab – Marastoni ha attraversato l’Europa per poi stabilirsi a Pest nel 1836. In un’epoca di fermento culturale e politico, divenne uno dei più importanti ritrattisti della scena ungherese, contribuendo alla nascita dell’identità artistica moderna del Paese. Ma il suo lascito più grande fu la fondazione, nel 1846, della prima scuola di pittura accademica in Ungheria, ispirata ai modelli italiani.

Un Artista Veneziano che Conquistò l’Ungheria

Dopo gli studi a Venezia e un periodo a Roma, Marastoni intraprese un viaggio attraverso l’Europa centrale che lo portò prima a Vienna, poi a Pozsony (l’attuale Bratislava) e infine a Pest, dove si stabilì definitivamente nel 1836. Qui divenne rapidamente uno dei ritrattisti più ricercati, lavorando per famiglie nobili e borghesi, immortalando con il suo talento i volti dell’alta società ungherese dell’epoca. Ma il suo contributo più significativo alla cultura ungherese fu la fondazione, nel 1846, della Prima Accademia Ungherese di Pittura (Első Magyar Festészeti Akadémiát), un’istituzione che ha gettato le basi per lo sviluppo dell’arte moderna in Ungheria Pensate: Marastoni investì tutta la sua fortuna in questo progetto, acquistando dall’Italia le necessarie riproduzioni, sculture in gesso e incisioni per equipaggiare la scuola, creando così un ponte culturale tra la tradizione artistica italiana e quella ungherese.

Una Mostra Straordinaria, Frutto di Sei Anni di Lavoro

La mostra che vi invito caldamente a visitare è il risultato di sei anni di meticoloso lavoro preparatorio, curata dal Dr. Péter Farbaky e da Eszter Molnárné Aczél. Un’esposizione che riunisce ben 240 opere d’arte provenienti da 28 collezioni pubbliche ed ecclesiastiche di quattro paesi, oltre a prestiti da collezionisti privati. Un vero e proprio tesoro artistico che ci permette di immergerci nella vita e nell’opera di questo straordinario artista veneziano. Tra le opere esposte, molte sono presentate a Budapest per la prima volta, come il grande ritratto di famiglia Scherz, preso in prestito dalla Galleria Civica di Bratislava, e circa 60 disegni di studio dalla collezione del Museo Kiscell – Galleria Municipale, mai esposti prima. Un’occasione irripetibile per ammirare questi capolavori e scoprire il talento di Marastoni come ritrattista, un artista capace di catturare l’essenza dei suoi soggetti con straordinaria sensibilità.

Il Contributo del MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia

Un aspetto che mi riempie di orgoglio come italiano e veneziano è la partecipazione attiva della Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) a questa straordinaria esposizione. Il MUVE, che gestisce undici musei nella nostra città lagunare, tra cui Palazzo Ducale, il Museo Correr e Ca’ Rezzonico, ha contribuito in modo significativo alla realizzazione di questa mostra, prestando opere preziose dalle proprie collezioni.

La Fondazione, sotto la guida della Presidente Mariacristina Gribaudi, la Dott.sa Squarcina, la Dott.ssa Barisoni, ha dimostrato ancora una volta il suo impegno nella promozione della cultura italiana all’estero e nella valorizzazione degli artisti veneziani che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte europea. Questo prestito si inserisce perfettamente nella missione del MUVE di tutelare, conservare e promuovere il patrimonio culturale veneziano, facendolo conoscere anche oltre i confini nazionali. La collaborazione tra il Museo Storico di Budapest e la Fondazione Musei Civici di Venezia rappresenta un esempio virtuoso di cooperazione culturale internazionale, che rafforza i legami storici tra l’Italia e l’Ungheria e testimonia l’importanza del dialogo interculturale nel panorama artistico europeo.

Un Invito Caloroso a Tutti gli Italiani a Budapest

Cari connazionali che vivete a Budapest o che vi trovate qui in vacanza, non perdete l’occasione di visitare questa mostra straordinaria. È un’opportunità unica per riscoprire un pezzo della nostra storia e del nostro patrimonio culturale, per sentirci orgogliosi di come l’arte italiana abbia saputo influenzare e arricchire la cultura di altri paesi europei.

La mostra “Un Italiano a Pest” si svolge nella splendida sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, un edificio storico situato in via Bródy Sándor 8, nel cuore di Pest, proprio di fronte al Museo Nazionale Ungherese . Progettato nel 1865 dall’architetto Miklós Ybl e un tempo usato come Parlamento ungherese (1865–1902), oggi ospita spazi espositivi eleganti e funzionali, tra cui un’ampia sala per mostre, un teatro, una sala cinema, aula-convegni e una ricca biblioteca . La location, oltre a offrire un contesto architettonico di grande prestigio, è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, ed è immersa in una zona ricca di attrazioni culturali: vicinissima alla Dohány Street Synagogue e alla vivace area del Palotanegyed, stupisce per la sua centralità e per il fascino di un edificio che racconta la storia stessa di Budapest. Un luogo ideale per accogliere un ponte culturale tra Italia e Ungheria, dove visitare questa mostra diventa un’esperienza immersiva anche dal punto di vista spaziale e architettonico.

Un Ponte Culturale tra Italia e Ungheria

Questa mostra non è solo un’occasione per ammirare opere d’arte di straordinaria bellezza, ma anche per riflettere sui legami culturali che uniscono l’Italia e l’Ungheria, due paesi con una ricca tradizione artistica e culturale. Giacomo Marastoni rappresenta perfettamente questo ponte tra le due culture: un artista italiano che ha saputo integrarsi nella società ungherese, portando con sé il bagaglio culturale della sua formazione veneziana e arricchendolo con nuove influenze e ispirazioni. La sua storia ci ricorda quanto sia importante il dialogo interculturale e come l’arte possa superare confini e barriere linguistiche, creando connessioni profonde tra popoli diversi. In un’epoca in cui l’Europa è sempre più unita, riscoprire figure come Marastoni ci aiuta a comprendere le radici comuni della nostra identità culturale europea.

Conclusione: Un’Esperienza da Non Perdere

Questa mostra non è solo per studiosi o appassionati d’arte ottocentesca. È un’occasione per conoscere un pezzo di storia comune che parla italiano, per sentirsi a casa in terra straniera e riscoprire il contributo silenzioso ma potente di tanti nostri connazionali che hanno costruito ponti culturali in Europa. È anche un invito a riflettere sul potere dell’arte come mezzo di integrazione, scambio e crescita reciproca. Fate un salto in questa piccola ma intensa mostra. Vi sorprenderà !

GIACOMO MARASTONI AND THE FIRST HUNGARIAN ACADEMY OF PAINTING – A VENETIAN TREASURE IN BUDAPEST

A Journey Through Time between Venice and Budapest

If you are in Budapest on holiday, or live there as an expat or student, there is a cultural opportunity that you absolutely should not miss: the exhibition “An Italian in Pest”, dedicated to the Venetian painter Giacomo Marastoni, open at the Italian Cultural Institute of the Hungarian capital. It is not just an artistic event: it is a real bridge between Italy and Hungary, which celebrates a figure unjustly forgotten, but fundamental to the evolution of 19th-century Hungarian art.

This exhibition represents a unique opportunity to discover the fascinating figure of one of our compatriots, a Venetian who left an indelible mark on the history of Hungarian art. Born in Venice in 1804, Giacomo – known in Hungary as Jakab – Marastoni travelled across Europe before settling in Pest in 1836. In an era of cultural and political ferment, he became one of the most important portraitists on the Hungarian scene, contributing to the birth of the country’s modern artistic identity. But his greatest legacy was the foundation, in 1846, of the first academic painting school in Hungary, inspired by Italian models.

A Venetian Artist Who Conquered Hungary

After studying in Venice and a period in Rome, Marastoni undertook a journey through central Europe which It took him first to Vienna, then to Pozsony (now Bratislava) and finally to Pest, where he settled permanently in 1836. Here he quickly became one of the most sought-after portrait painters, working for noble and bourgeois families, immortalising with his talent the faces of the Hungarian high society of the time. But his most significant contribution to Hungarian culture was the foundation, in 1846, of the First Hungarian Academy of Painting (Első Magyar Festészeti Akadémiát), an institution that laid the foundation for the development of modern art in Hungary. Just think: Marastoni invested his entire fortune in this project, purchasing from Italy the necessary reproductions, plaster sculptures and engravings to equip the school, thus creating a cultural bridge between the Italian and Hungarian artistic traditions.

An Extraordinary Exhibition, Fruit of Six Years of Work

The exhibition that I warmly invite you to visit is the result of six years of meticulous preparatory work, curated by Dr. Péter Farbaky and Eszter Molnárné Aczél. An exhibition that brings together 240 works of art from 28 public and ecclesiastical collections in four countries, as well as loans from private collectors. A true artistic treasure that allows us to immerse ourselves in the life and work of this extraordinary Venetian artist. Among the works on display, many are presented in Budapest for the first time, such as the large Scherz family portrait, loaned by theBratislava City Gallery, and about 60 study drawings from the collection of the Kiscell Museum – Municipal Gallery, never exhibited before. An unrepeatable opportunity to admire these masterpieces and discover Marastoni’s talent as a portraitist, an artist capable of capturing the essence of his subjects with extraordinary sensitivity.

The Contribution of MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia

One ​​aspect that fills me with pride as an Italian and Venetian is the active participation of the Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) in this extraordinary exhibition. MUVE, which manages eleven museums in our lagoon city, including Palazzo Ducale, Museo Correr and Ca’ Rezzonico, has contributed significantly to the realization of this exhibition, lending precious works from its collections.

The Foundation, under the guidance of President Mariacristina Gribaudi, Dr. Barisoni, has once again demonstrated its commitment to promoting Italian culture abroad and to enhancing Venetian artists who have left their mark on the history of European art. This loan fits perfectly with MUVE’s mission to protect, conserve and promote Venetian cultural heritage, making it known beyond national borders. The collaboration between the Budapest Historical Museum and the Fondazione Musei Civici di Venezia represents a virtuous example of international cultural cooperation, which strengthens the historical ties between Italy and Hungary and testifies to the importance of intercultural dialogue in the European artistic panorama.

A Warm Invitation to All Italians in Budapest

Dear compatriots who live in Budapest or are here on holiday, do not miss the opportunity to visit this extraordinary exhibition. It is a unique opportunity to rediscover a piece of our history and cultural heritage, to feel proud of how Italian art has been able to influence and enrich the culture of other European countries.

The exhibition “An Italian in Pest” takes place in the splendid venue of the Italian Cultural Institute of Budapest, a historic building located in Bródy Sándor Street 8, in the heart of Pest, right in front of the Hungarian National Museum. Designed in 1865 by architect Miklós Ybl and once used as the Hungarian Parliament (1865–1902), today it houses elegant and functional exhibition spaces, including a large exhibition hall, a theatre, a cinema hall, a conference room and a well-stocked library. The location, in addition to offering a highly prestigious architectural context, is easily accessible by public transport, and is immersed in an area rich in cultural attractions: very close to the Dohány Street Synagogue and the lively Palotanegyed area, it amazes with its centrality and the charm of a building that tells the story of Budapest itself. An ideal place to host a cultural bridge between Italy and Hungary, where visiting this exhibition becomes an immersive experience also from a spatial and architectural point of view.

A Cultural Bridge between Italy and Hungary

This exhibition is not only an opportunity to admire works of art of extraordinary beauty, but also to reflect on the cultural ties that unite Italy and Hungary, two countries with a rich artistic and cultural tradition. Giacomo Marastoni perfectly represents this bridge between the two cultures: an Italian artist who has been able to integrate into Hungarian society, bringing with him the cultural baggage of his Venetian education and enriching it with new influences and inspirations. His story reminds us of the importance of intercultural dialogue and how art can overcome borders and language barriers, creating deep connections between different peoples. In an era in which Europe is increasingly united, rediscovering figures such as Marastoni helps us understand the common roots of our European cultural identity.

Il Paradosso del Museo: Perché Guardiamo l’Arte Solo per 8 Secondi?



Quando entriamo in un museo, ci aspettiamo di immergerci in un mondo di bellezza e riflessione. Eppure, studi recenti rivelano una realtà sorprendente: molti visitatori trascorrono in media solo 8 secondi davanti a ciascun quadro. Forse 8 secondi sono un esagerazione, ma non tanto. Sembra strano lo so, ma ho avuto modo di osservare una moltitudine di persone, e molte di esse sembrano navigare il museo, con la testa che guarda da un lato all’altro, ogni tanto facendo una foto o un selfie, ma non registrando quello che vede. Poche sono le persone che veramente si soffermano e sembrano interessate, ancora meno quelle che rimangono in museo per ore a cui offro sempre i miei complimenti.


⏱️ La Velocità della Visione

Secondo una ricerca condotta al Getty Museum, gli adulti spendono meno di 30 secondi per oggetto. Altri studi indicano che i visitatori guardano un dipinto per meno di due secondi, leggono la didascalia per circa 10 secondi, poi tornano brevemente al dipinto per verificare qualcosa nel testo, e infine si spostano al prossimo. Anche il Louvre ha registrato che i visitatori guardano la *Gioconda* per una media di 15 secondi, il che solleva interrogativi su quanto tempo vengano osservate le altre 35.000 opere della collezione. Questi dati suggeriscono che, in generale, l’attenzione dei visitatori è limitata e che spesso si limitano a dare uno sguardo rapido alle opere, piuttosto che impegnarsi in un’osservazione approfondita.

🧘‍♀️ Slow Art: Un Invito alla Riflessione

In risposta a questa frenesia visiva, è nato il movimento “Slow Art”. Fondato nel 2009 da Phil Terry, questo movimento incoraggia i visitatori a dedicare almeno 10 minuti a ciascuna opera d’arte, per osservare dettagli, emozioni e significati nascosti. Ogni anno, in aprile, si celebra il “Slow Art Day”, con eventi in musei di tutto il mondo che promuovono un’esperienza più profonda e consapevole dell’arte. Studi hanno dimostrato che un’osservazione più lenta può aumentare la comprensione e l’apprezzamento delle opere. Ad esempio, il Museum of the Mind ad Haarlem, nei Paesi Bassi, offre esperienze di mindfulness basate sull’arte, aiutando i visitatori a concentrarsi su un’unica opera per esplorare emozioni e significati. Allo stesso modo, la Victoria Gallery & Museum a Liverpool propone un “sentiero di consapevolezza” che guida i visitatori a osservare con curiosità e attenzione.


🖼️ Un Invito alla Consapevolezza

In un’epoca in cui la velocità e la multitasking dominano le nostre vite, l’arte può diventare un rifugio di calma e riflessione. La prossima volta che visiterai un museo, prova a fermarti davanti a un’opera per 10 minuti: osserva, respira, ascolta le tue emozioni. Potresti scoprire un mondo nascosto che ti arricchirà più di mille selfie.

The Museum Paradox: Why Do We Only Look at Art for 8 Seconds?



When we enter a museum, we expect to be immersed in a world of beauty and reflection. Yet recent studies reveal a surprising reality: many visitors spend an average of just 8 seconds in front of each painting. Maybe 8 seconds is an exaggeration, but not that much. It seems strange, but I have had the opportunity to observe a multitude of people, and many of them seem to be navigating the museum, with their heads darting from one side to the other, occasionally taking a photo or selfie, but not registering what they see. Few people actually linger and seem interested, even fewer who stay in a museum for hours, to whom I always offer my compliments.


⏱️ The Speed ​​of Vision

According to research conducted at the Getty Museum, adults spend less than 30 seconds per object. Other studies indicate that visitors look at a painting for less than two seconds, read the caption for about 10 seconds, then return briefly to the painting to check something in the text, and then move on to the next. The Louvre also recorded that visitors look at the *Mona Lisa* for an average of 15 seconds, which raises questions about how long people look at the other 35,000 works in the collection. This data suggests that, in general, visitors have limited attention spans and that they often just glance at works rather than engage in in-depth observation.

🧘‍♀️ Slow Art: An Invitation to Reflection

In response to this visual frenzy, the “Slow Art” movement was born. Founded in 2009 by Phil Terry, this movement encourages visitors to spend at least 10 minutes in front of each artwork, observing details, emotions and hidden meanings. Every April, Slow Art Day is celebrated, with events in museums around the world that promote a deeper and more mindful experience of art. Studies have shown that looking at art more slowly can increase understanding and appreciation of works. For example, the Museum of the Mind in Haarlem, the Netherlands, offers art-based mindfulness experiences, helping visitors to focus on a single work to explore emotions and meanings. Similarly, the Victoria Gallery & Museum in Liverpool offers a “mindfulness trail” that guides visitors to look with curiosity and attention.


🖼️ An Invitation to Awareness

In an age where speed and multitasking dominate our lives, art can become a refuge of calm and reflection. Next time you visit a museum, try stopping in front of a work for 10 minutes: observe, breathe, listen to your emotions. You may discover a hidden world that will enrich you more than a thousand selfies.

Venezia e l’Impero Ottomano: una storia di rivalità e scambi culturali

For the English translation please scroll down the page, thank you !

Dal 31 maggio al 1º settembre 2025, il Frist Art Museum di Nashville ospita la mostra Venice and the Ottoman Empire, un’esplorazione approfondita del rapporto tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano tra il XV e il XVIII secolo. Curata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e The Museum Box, l’esposizione presenta oltre 150 opere provenienti dalle collezioni dei principali musei civici veneziani, offrendo una panoramica unica su quattro secoli di interazioni tra queste due potenze mediterranee .

Un bellissimo museo

Il Frist Art Museum, situato nel cuore di Nashville, Tennessee, è un punto di riferimento culturale e architettonico. Ospitato nell’imponente ex edificio della posta centrale, un magnifico esempio di architettura Art Déco risalente al 1933-1934 e inserito nel Registro Nazionale dei Luoghi Storici, il museo si distingue per essere una “non-collecting institution”. Questo significa che il Frist non possiede una collezione permanente, ma si concentra invece sulla presentazione di un programma dinamico e in costante evoluzione di mostre temporanee. Ogni anno, il museo ospita tra le 12 e le 15 esposizioni, attingendo a collezioni prestigiose da tutto il mondo e curando anche mostre interne pluripremiate. La sua missione è ispirare le persone attraverso l’arte a guardare il proprio mondo in modi nuovi, offrendo programmi educativi e attività di coinvolgimento della comunità che rendono l’arte accessibile a un pubblico diversificato.

 I musei civici di Venezia protagonisti

Le opere in mostra provengono da molti musei e in particolare da sette istituzioni veneziane:

  •  Ca’ Rezzonico: museo del Settecento veneziano
  •  Gallerie dell’Accademia: museo di pittura veneziana
  •  Museo Correr: dedicato all’arte, alla vita e alla cultura veneziana
  •  Museo Fortuny: ex residenza e laboratorio dell’artista Mariano Fortuny
  •  Museo del Vetro: museo del vetro
  •  Museo di Palazzo Mocenigo: centro di studi sulla storia del costume, dei tessuti e dei profumi
  •  Palazzo Ducale; Palazzo del Doge

Queste istituzioni hanno fornito una vasta gamma di oggetti, tra cui armature, vetri, metalli, dipinti, ceramiche, libri stampati, sculture e tessuti di seta, che illustrano le sfere artistiche, culinarie, diplomatiche, economiche e politiche del rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano .

 Una storia di conflitti e alleanze

Il rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano è stato segnato da una serie di conflitti e alleanze. Nel 1463, la guerra turco-veneziana scoppiò a causa delle ambizioni ottomane nei Balcani. Il conflitto si concluse nel 1479 con il trattato di Costantinopoli, che sancì la fine delle ostilità e stabilì condizioni di pace tra le due potenze .

Tuttavia, le tensioni continuarono a crescere. Nel 1571, la battaglia di Lepanto vide una coalizione cristiana, tra cui Venezia, sconfiggere la flotta ottomana, segnando un punto di svolta nella rivalità tra le due potenze. Nonostante ciò, Venezia dovette affrontare ulteriori conflitti, come la guerra di Candia, che portarono alla perdita di territori significativi. Nel corso dei secoli, Venezia e l’Impero Ottomano hanno interagito in modi complessi, passando da conflitti a periodi di cooperazione. Questa mostra offre una visione approfondita di come due civiltà apparentemente opposte abbiano influenzato reciprocamente le loro culture, economie e politiche.

 Un viaggio sensoriale nella storia

La mostra non si limita a esporre oggetti storici; offre anche un’esperienza sensoriale completa. I visitatori possono ascoltare suoni evocativi del Mediterraneo, annusare fragranze storiche, gustare piatti ispirati alle tradizioni culinarie veneziane e ottomane, e toccare tessuti pregiati creati da Mariano Fortuny. Questa immersione sensoriale arricchisce la comprensione del rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano, rendendo la storia viva e tangibile .

 Conclusione

Venice and the Ottoman Empire è più di una semplice mostra; è un’opportunità per esplorare una parte fondamentale della storia mediterranea attraverso l’arte e la cultura. Per chi è interessato alla storia, all’arte e alle interazioni culturali, questa esposizione offre una prospettiva unica e coinvolgente.

Per ulteriori informazioni e per pianificare la visita, si può consultare il sito ufficiale del Frist Art Museum:

Venice and the Ottoman Empire at the Frist Art Museum !

From May 31st to September 1, 2025, The Frist Art Museum in Nashville hosts Venice and the Ottoman Empire, an in-depth exploration of the relationship between the Republic of Venice and the Ottoman Empire between the 15th and 18th centuries. Curated by the Fondazione Musei Civici di Venezia and The Museum Box, the exhibition features over 150 works from the collections of Venice’s major civic museums, providing a unique overview of four centuries of interaction between these two Mediterranean powers.

A beautiful museum

The Frist Art Museum, located in the heart of Nashville, Tennessee, is a cultural and architectural landmark. Housed in the stately former Main Post Office building, a magnificent example of Art Deco architecture dating from 1933-1934 and listed on the National Register of Historic Places, the museum is distinguished by its status as a “non-collecting institution.” This means that the Frist does not have a permanent collection, but instead focuses on presenting a dynamic and constantly evolving program of temporary exhibitions. Each year, the museum hosts between 12 and 15 exhibitions, drawing on prestigious collections from around the world and also curating award-winning in-house exhibitions. Its mission is to inspire people through art to look at their world in new ways, offering educational programs and community engagement activities that make art accessible to a diverse audience.

 Venice’s civic museums protagonists

The works on display come from many museums and in particular from seven Venetian institutions:

  •  Ca’ Rezzonico: museum of the Venetian 18th century
  •  Gallerie dell’Accademia: museum of Venetian painting
  •  Museo Correr: dedicated to Venetian art, life and culture
  •  Museo Fortuny: former residence and laboratory of the artist Mariano Fortuny
  •  Museo del Vetro: museum of glass
  •  Palazzo Mocenigo Museum: a center for studies on the history of costume, fabrics and perfumes
  •  Palazzo Ducale; Doge’s Palace

These institutions provided a wide range of objects, including armor, glass, metal, paintings, ceramics, printed books, sculptures, and silk fabrics, illustrating the artistic, culinary, diplomatic, economic, and political spheres of Venice’s relationship with the Ottoman Empire.

 A history of conflicts and alliances

The relationship between Venice and the Ottoman Empire was marked by a series of conflicts and alliances. In 1463, the Venetian-Turkish War broke out over Ottoman ambitions in the Balkans. The conflict ended in 1479 with the Treaty of Constantinople, which ended hostilities and established peace between the two powers.

However, tensions continued to grow. In 1571, the Battle of Lepanto saw a Christian coalition, including Venice, defeat the Ottoman fleet, marking a turning point in the rivalry between the two powers. Despite this, Venice had to face further conflicts, such as the War of Candia, which led to the loss of significant territory. Over the centuries, Venice and the Ottoman Empire interacted in complex ways, moving from conflict to cooperation. This exhibition offers an in-depth look at how two seemingly opposing civilizations influenced each other’s cultures, economies and politics.

 A sensorial journey through history

The exhibition does more than just display historical objects; it also offers a complete sensory experience. Visitors can listen to evocative sounds of the Mediterranean, smell historic fragrances, taste dishes inspired by Venetian and Ottoman culinary traditions, and touch fine fabrics created by Mariano Fortuny. This sensorial immersion enriches the understanding of the relationship between Venice and the Ottoman Empire, making history alive and tangible.

 Conclusion

Venice and the Ottoman Empire is more than just an exhibition; it is an opportunity to explore a fundamental part of Mediterranean history through art and culture. For those interested in history, art, and cultural interactions, this exhibit offers a unique and engaging perspective.

For more information and to plan your visit, visit the official website of the Frist Art Museum: