Tra selfie e sicurezza: riflessioni sulla tutela delle opere d’arte

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Proteggere l’arte: una sfida che riguarda tutti noi

Negli ultimi giorni, due episodi che hanno coinvolto opere d’arte in Italia ci hanno fatto riflettere sul delicatissimo equilibrio tra la voglia di avvicinarci all’arte e la necessità di proteggerla. A Firenze, un turista è inciampato danneggiando un quadro del Settecento agli Uffizi, mentre a Torino una scultura contemporanea, la “Sedia di Van Gogh” di Nicola Bolla, è stata irrimediabilmente rovinata da un visitatore poco attento. Questi fatti non sono solo incidenti isolati: sono un campanello d’allarme per tutti noi, amanti dell’arte, operatori culturali e semplici visitatori.

L’arte, soprattutto quella fragile e preziosa, va trattata con rispetto e cura. Ma come possiamo garantire che le nostre passioni non finiscano per trasformarsi in danni irreparabili? È fondamentale adottare un approccio che unisca sicurezza, tecnologia e soprattutto educazione. Prima di tutto, serve una presenza più visibile e competente di personale dedicato alla sicurezza delle opere. Parlo di quei guardasala capaci di dialogare con il pubblico, spiegando perché non si possono fare certe cose come scattare selfie troppo ravvicinati o toccare le opere.

In secondo luogo, bisognerebbe limitare l’uso degli smartphone nei pressi delle opere più fragili. Capisco l’impulso di voler immortalare un momento, ma a che prezzo? I musei possono e devono mettere regole più rigorose, accompagnate da una comunicazione chiara e immediata, per evitare che la ricerca del like metta a rischio un patrimonio inestimabile.

Non meno importante è l’aspetto fisico della protezione: barriere trasparenti e vetri protettivi possono sembrare una barriera all’esperienza, ma sono un compromesso necessario per tutelare capolavori che non possiamo permetterci di perdere. Infine, e forse più importante, dobbiamo lavorare sulla sensibilizzazione del pubblico. L’arte non è solo da vedere, è da vivere con rispetto. Piccole campagne informative, video, spiegazioni semplici e coinvolgenti possono fare la differenza nel creare una comunità di visitatori consapevoli e attenti.

L’uso di tecnologie avanzate, come sensori di movimento e telecamere intelligenti, può aiutare a prevenire incidenti prima che accadano, ma nulla potrà mai sostituire la responsabilità individuale e collettiva. Come appassionato d’arte, credo fermamente che ogni visita a un museo sia un’occasione preziosa per entrare in contatto con la bellezza e la storia. Ma è anche un momento in cui dobbiamo ricordarci che quel tesoro non ci appartiene, lo custodiamo solo temporaneamente, per le generazioni future. Proteggere l’arte è quindi una sfida che riguarda tutti noi: visitatori, curatori, istituzioni. Solo così potremo continuare a vivere l’emozione di fronte a un capolavoro senza doverci preoccupare di perderlo per sempre.


Protecting Art: A Challenge That Concerns All of Us

In recent days, two incidents involving artworks in Italy have made us reflect on the delicate balance between our desire to get close to art and the need to protect it. In Florence, a tourist stumbled and damaged an 18th-century painting at the Uffizi Gallery, while in Turin a contemporary sculpture, Nicola Bolla’s “Van Gogh’s Chair,” was irreparably damaged by an inattentive visitor. These events are not isolated accidents—they are a wake-up call for all of us: art lovers, cultural workers, and casual visitors alike.

Art, especially fragile and precious works, must be treated with respect and care. But how can we ensure that our passion doesn’t end up causing irreversible damage? It is essential to adopt an approach that combines security, technology, and above all, education.

First of all, a more visible and skilled presence of staff dedicated to the protection of artworks is needed. I’m not just talking about guards, attendants musuems who can engage with the public, explaining why certain behaviors—like taking selfies too close or touching the art—are not allowed. Secondly, the use of smartphones near the most fragile pieces should be limited. I understand the impulse to capture a moment, but at what cost? Museums must set stricter rules, accompanied by clear and immediate communication, to prevent the pursuit of likes from endangering priceless heritage.

Equally important is the physical protection: transparent barriers and protective glass may seem like obstacles to the experience, but they are a necessary compromise to safeguard masterpieces we cannot afford to lose. Finally, and perhaps most importantly, we must work on raising public awareness. Art is not just to be seen; it is to be experienced with respect. Small informative campaigns, videos, and simple yet engaging explanations can make the difference in creating a community of mindful and attentive visitors.

The use of advanced technologies—such as motion sensors and smart cameras—can help prevent accidents before they happen, but nothing will ever replace individual and collective responsibility. As an art enthusiast, I firmly believe that every visit to a museum is a precious opportunity to connect with beauty and history. But it is also a moment when we must remember that this treasure does not belong to us—we are only its temporary caretakers, for future generations. Protecting art is therefore a challenge that concerns all of us: visitors, curators, and institutions alike. Only in this way can we continue to feel the thrill of standing before a masterpiece without fearing to lose it forever.


L’oro della laguna

✨: la magia di Antonello Viola a Ca’ Pesaro

Antonello Viola: “L’oro della laguna” – Un dialogo poetico tra arte e Venezia

La luce di Venezia nei quadri di Antonello Viola: una mostra da vedere a Ca’ Pesaro

Dal 20 giugno al 28 settembre 2025, Ca’ Pesaro accoglie una mostra che parla sottovoce ma lascia il segno: L’oro della laguna, personale di Antonello Viola. Nelle eleganti sale Dom Pérignon della Galleria Internazionale d’Arte Moderna, l’artista romano presenta una serie di opere inedite realizzate negli ultimi quattro anni, tra vetri dipinti e carte giapponesi. A curare il progetto è Elisabetta Barisoni, direttrice del museo. Questa mostra è molto più di una raccolta di quadri: è un dialogo silenzioso e profondo tra l’artista e Venezia, città che da sempre riflette, cambia, assorbe. Proprio come i lavori di Viola.

Un artista in ascolto del mondo

Nato a Roma nel 1966, Antonello Viola ha una formazione solida: si è diplomato all’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Enzo Brunori e ha conseguito un dottorato in Spagna, all’Università de La Laguna. Nel tempo ha sviluppato una pittura che unisce tecnica, riflessione e spiritualità. Il suo segno è sottile, le sue opere sono fatte di velature, cancellature, superfici che sembrano respirare. Nulla è lasciato al caso, ma nulla è rigido. Viola lavora per stratificazioni: applica il colore, poi lo rimuove, lo raschia, lo modifica. È un processo lento e meditativo, quasi rituale. E i materiali scelti — vetro, carta, oro — parlano di fragilità, luce e trascendenza.

Venezia come specchio interiore

Nella mostra, ogni opera sembra contenere un frammento della laguna. I titoli evocano isole vere e immaginate — Elba, Poveglia, Murano, Giudecca — ma non c’è geografia. C’è piuttosto una mappa emotiva, personale. Le superfici dipinte diventano paesaggi dell’anima, dove la luce cambia tutto e il tempo si ferma. Il vetro è il protagonista: lastre dipinte su entrambi i lati creano giochi di profondità e riflessi, come acque tranquille che nascondono correnti interiori. Le opere su carta giapponese, invece, sono più essenziali, verticali, quasi spirituali. L’oro, usato con misura e intelligenza, non è decorazione: è luce pura.

Un dialogo che attraversa i secoli

Un elemento interessante della mostra è il confronto silenzioso con Giulio Aristide Sartorio, pittore simbolista romano che un secolo fa realizzò per la Biennale il gigantesco ciclo Il poema della vita umana, esposto nelle sale adiacenti. Come Viola, anche Sartorio cercava l’essenza dell’esistenza attraverso strati di materia e luce.

Un invito al silenzio

In un’epoca veloce e rumorosa, le opere di Viola ci costringono a rallentare. A fermarci. A osservare. Il suo lavoro non urla, non cerca di colpire: piuttosto, accoglie. Ogni quadro è un piccolo universo che invita alla contemplazione. E alla fine, questa mostra non è solo un’esperienza visiva, ma anche un momento di pausa, di ascolto, di connessione con qualcosa di più profondo.

Informazioni utili

La mostra è visitabile con il normale biglietto di ingresso di Ca’ Pesaro, dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00. È realizzata in collaborazione con la Galleria Alessandro Casciaro di Bolzano-Venezia.

✨: The Magic of Antonello Viola at Ca’ Pesaro

Venice Reflected in Gold: Antonello Viola at Ca’ Pesaro

From June 20 to September 28, 2025, Ca’ Pesaro hosts a quiet yet powerful exhibition: The Gold of the Lagoon, a solo show by Roman artist Antonello Viola. Set in the elegant Dom Pérignon rooms of the Galleria Internazionale d’Arte Moderna, the exhibition presents a selection of works created over the past four years—glass paintings and Japanese paper pieces—many of which are on public display for the first time. Curated by the museum’s director, Elisabetta Barisoni, the show offers a poetic dialogue between the artist and the soul of Venice.

An Artist Who Listens to the World

Born in Rome in 1966, Antonello Viola studied at the Accademia di Belle Arti under Enzo Brunori and later earned a PhD from the University of La Laguna in Spain. Over the years, he has developed a deeply thoughtful and spiritual painting practice. His work is delicate yet dense, created through a slow process of layering, erasing, and reapplying. Each surface feels alive—something between a memory and a presence. Viola doesn’t paint with urgency, but with intention. He uses materials like gold leaf, glass, and fine paper not for their beauty alone, but for what they evoke: fragility, light, silence, transcendence.

Venice as an Inner Landscape

In this exhibition, each work seems to hold a fragment of the lagoon. Titles reference real and imagined islands—Elba, Poveglia, Murano, Giudecca—but these are not maps. They are emotional coordinates. The painted surfaces open up to inner landscapes, where light transforms everything and time seems to stretch. Glass plays a central role: painted on both sides, arranged in layers, it creates depth and transparency—like water capturing reflections. The works on Japanese paper are more minimal and vertical, almost meditative. Gold, used sparingly and purposefully, becomes a symbol of light rather than mere ornament.

A Silent Conversation Across Centuries

One of the more intriguing aspects of the show is its silent dialogue with Giulio Aristide Sartorio, another Roman artist who found inspiration in Venice over a century ago. His monumental cycle The Poem of Human Life, painted for the Venice Biennale in 1906–07, is displayed in the adjacent gallery. Like Viola, Sartorio explored layering, translucency, and spiritual themes through his technique.

The Power of Silence

In a time defined by speed and noise, Viola’s works invite us to slow down. To stop. To really look. His paintings don’t shout; they welcome. Each one is a quiet universe, offering space for contemplation and calm. This exhibition isn’t just visual—it’s emotional. It’s a moment of reflection in a world that rarely pauses.

Visitor Information

The Gold of the Lagoon is open from Tuesday to Sunday, 10:00 AM to 6:00 PM, with standard museum admission. The exhibition is presented in collaboration with Galleria Alessandro Casciaro (Bolzano–Venice).

UN Italiano a Pest

GIACOMO MARASTONI E LA PRIMA ACCADEMIA UNGHERESE DI PITTURA – UN TESORO VENEZIANO A BUDAPEST

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Un Viaggio nel Tempo tra Venezia e Budapest

Se vi trovate a Budapest in vacanza, oppure ci vivete da expat o studenti, c’è un’occasione culturale che non dovreste assolutamente lasciarvi sfuggire: la mostra “Un Italiano a Pest”, dedicata al pittore veneziano Giacomo Marastoni, aperta presso l’Istituto Italiano di Cultura della capitale ungherese. Non è solo un evento artistico: è un vero e proprio ponte tra l’Italia e l’Ungheria, che celebra una figura ingiustamente dimenticata, ma fondamentale per l’evoluzione dell’arte ungherese del XIX secolo.

Questa esposizione rappresenta un’occasione unica per scoprire la figura affascinante di un nostro connazionale, un veneziano che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte ungherese. Nato a Venezia nel 1804, Giacomo – conosciuto in Ungheria come Jakab – Marastoni ha attraversato l’Europa per poi stabilirsi a Pest nel 1836. In un’epoca di fermento culturale e politico, divenne uno dei più importanti ritrattisti della scena ungherese, contribuendo alla nascita dell’identità artistica moderna del Paese. Ma il suo lascito più grande fu la fondazione, nel 1846, della prima scuola di pittura accademica in Ungheria, ispirata ai modelli italiani.

Un Artista Veneziano che Conquistò l’Ungheria

Dopo gli studi a Venezia e un periodo a Roma, Marastoni intraprese un viaggio attraverso l’Europa centrale che lo portò prima a Vienna, poi a Pozsony (l’attuale Bratislava) e infine a Pest, dove si stabilì definitivamente nel 1836. Qui divenne rapidamente uno dei ritrattisti più ricercati, lavorando per famiglie nobili e borghesi, immortalando con il suo talento i volti dell’alta società ungherese dell’epoca. Ma il suo contributo più significativo alla cultura ungherese fu la fondazione, nel 1846, della Prima Accademia Ungherese di Pittura (Első Magyar Festészeti Akadémiát), un’istituzione che ha gettato le basi per lo sviluppo dell’arte moderna in Ungheria Pensate: Marastoni investì tutta la sua fortuna in questo progetto, acquistando dall’Italia le necessarie riproduzioni, sculture in gesso e incisioni per equipaggiare la scuola, creando così un ponte culturale tra la tradizione artistica italiana e quella ungherese.

Una Mostra Straordinaria, Frutto di Sei Anni di Lavoro

La mostra che vi invito caldamente a visitare è il risultato di sei anni di meticoloso lavoro preparatorio, curata dal Dr. Péter Farbaky e da Eszter Molnárné Aczél. Un’esposizione che riunisce ben 240 opere d’arte provenienti da 28 collezioni pubbliche ed ecclesiastiche di quattro paesi, oltre a prestiti da collezionisti privati. Un vero e proprio tesoro artistico che ci permette di immergerci nella vita e nell’opera di questo straordinario artista veneziano. Tra le opere esposte, molte sono presentate a Budapest per la prima volta, come il grande ritratto di famiglia Scherz, preso in prestito dalla Galleria Civica di Bratislava, e circa 60 disegni di studio dalla collezione del Museo Kiscell – Galleria Municipale, mai esposti prima. Un’occasione irripetibile per ammirare questi capolavori e scoprire il talento di Marastoni come ritrattista, un artista capace di catturare l’essenza dei suoi soggetti con straordinaria sensibilità.

Il Contributo del MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia

Un aspetto che mi riempie di orgoglio come italiano e veneziano è la partecipazione attiva della Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) a questa straordinaria esposizione. Il MUVE, che gestisce undici musei nella nostra città lagunare, tra cui Palazzo Ducale, il Museo Correr e Ca’ Rezzonico, ha contribuito in modo significativo alla realizzazione di questa mostra, prestando opere preziose dalle proprie collezioni.

La Fondazione, sotto la guida della Presidente Mariacristina Gribaudi, la Dott.sa Squarcina, la Dott.ssa Barisoni, ha dimostrato ancora una volta il suo impegno nella promozione della cultura italiana all’estero e nella valorizzazione degli artisti veneziani che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte europea. Questo prestito si inserisce perfettamente nella missione del MUVE di tutelare, conservare e promuovere il patrimonio culturale veneziano, facendolo conoscere anche oltre i confini nazionali. La collaborazione tra il Museo Storico di Budapest e la Fondazione Musei Civici di Venezia rappresenta un esempio virtuoso di cooperazione culturale internazionale, che rafforza i legami storici tra l’Italia e l’Ungheria e testimonia l’importanza del dialogo interculturale nel panorama artistico europeo.

Un Invito Caloroso a Tutti gli Italiani a Budapest

Cari connazionali che vivete a Budapest o che vi trovate qui in vacanza, non perdete l’occasione di visitare questa mostra straordinaria. È un’opportunità unica per riscoprire un pezzo della nostra storia e del nostro patrimonio culturale, per sentirci orgogliosi di come l’arte italiana abbia saputo influenzare e arricchire la cultura di altri paesi europei.

La mostra “Un Italiano a Pest” si svolge nella splendida sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, un edificio storico situato in via Bródy Sándor 8, nel cuore di Pest, proprio di fronte al Museo Nazionale Ungherese . Progettato nel 1865 dall’architetto Miklós Ybl e un tempo usato come Parlamento ungherese (1865–1902), oggi ospita spazi espositivi eleganti e funzionali, tra cui un’ampia sala per mostre, un teatro, una sala cinema, aula-convegni e una ricca biblioteca . La location, oltre a offrire un contesto architettonico di grande prestigio, è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, ed è immersa in una zona ricca di attrazioni culturali: vicinissima alla Dohány Street Synagogue e alla vivace area del Palotanegyed, stupisce per la sua centralità e per il fascino di un edificio che racconta la storia stessa di Budapest. Un luogo ideale per accogliere un ponte culturale tra Italia e Ungheria, dove visitare questa mostra diventa un’esperienza immersiva anche dal punto di vista spaziale e architettonico.

Un Ponte Culturale tra Italia e Ungheria

Questa mostra non è solo un’occasione per ammirare opere d’arte di straordinaria bellezza, ma anche per riflettere sui legami culturali che uniscono l’Italia e l’Ungheria, due paesi con una ricca tradizione artistica e culturale. Giacomo Marastoni rappresenta perfettamente questo ponte tra le due culture: un artista italiano che ha saputo integrarsi nella società ungherese, portando con sé il bagaglio culturale della sua formazione veneziana e arricchendolo con nuove influenze e ispirazioni. La sua storia ci ricorda quanto sia importante il dialogo interculturale e come l’arte possa superare confini e barriere linguistiche, creando connessioni profonde tra popoli diversi. In un’epoca in cui l’Europa è sempre più unita, riscoprire figure come Marastoni ci aiuta a comprendere le radici comuni della nostra identità culturale europea.

Conclusione: Un’Esperienza da Non Perdere

Questa mostra non è solo per studiosi o appassionati d’arte ottocentesca. È un’occasione per conoscere un pezzo di storia comune che parla italiano, per sentirsi a casa in terra straniera e riscoprire il contributo silenzioso ma potente di tanti nostri connazionali che hanno costruito ponti culturali in Europa. È anche un invito a riflettere sul potere dell’arte come mezzo di integrazione, scambio e crescita reciproca. Fate un salto in questa piccola ma intensa mostra. Vi sorprenderà !

GIACOMO MARASTONI AND THE FIRST HUNGARIAN ACADEMY OF PAINTING – A VENETIAN TREASURE IN BUDAPEST

A Journey Through Time between Venice and Budapest

If you are in Budapest on holiday, or live there as an expat or student, there is a cultural opportunity that you absolutely should not miss: the exhibition “An Italian in Pest”, dedicated to the Venetian painter Giacomo Marastoni, open at the Italian Cultural Institute of the Hungarian capital. It is not just an artistic event: it is a real bridge between Italy and Hungary, which celebrates a figure unjustly forgotten, but fundamental to the evolution of 19th-century Hungarian art.

This exhibition represents a unique opportunity to discover the fascinating figure of one of our compatriots, a Venetian who left an indelible mark on the history of Hungarian art. Born in Venice in 1804, Giacomo – known in Hungary as Jakab – Marastoni travelled across Europe before settling in Pest in 1836. In an era of cultural and political ferment, he became one of the most important portraitists on the Hungarian scene, contributing to the birth of the country’s modern artistic identity. But his greatest legacy was the foundation, in 1846, of the first academic painting school in Hungary, inspired by Italian models.

A Venetian Artist Who Conquered Hungary

After studying in Venice and a period in Rome, Marastoni undertook a journey through central Europe which It took him first to Vienna, then to Pozsony (now Bratislava) and finally to Pest, where he settled permanently in 1836. Here he quickly became one of the most sought-after portrait painters, working for noble and bourgeois families, immortalising with his talent the faces of the Hungarian high society of the time. But his most significant contribution to Hungarian culture was the foundation, in 1846, of the First Hungarian Academy of Painting (Első Magyar Festészeti Akadémiát), an institution that laid the foundation for the development of modern art in Hungary. Just think: Marastoni invested his entire fortune in this project, purchasing from Italy the necessary reproductions, plaster sculptures and engravings to equip the school, thus creating a cultural bridge between the Italian and Hungarian artistic traditions.

An Extraordinary Exhibition, Fruit of Six Years of Work

The exhibition that I warmly invite you to visit is the result of six years of meticulous preparatory work, curated by Dr. Péter Farbaky and Eszter Molnárné Aczél. An exhibition that brings together 240 works of art from 28 public and ecclesiastical collections in four countries, as well as loans from private collectors. A true artistic treasure that allows us to immerse ourselves in the life and work of this extraordinary Venetian artist. Among the works on display, many are presented in Budapest for the first time, such as the large Scherz family portrait, loaned by theBratislava City Gallery, and about 60 study drawings from the collection of the Kiscell Museum – Municipal Gallery, never exhibited before. An unrepeatable opportunity to admire these masterpieces and discover Marastoni’s talent as a portraitist, an artist capable of capturing the essence of his subjects with extraordinary sensitivity.

The Contribution of MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia

One ​​aspect that fills me with pride as an Italian and Venetian is the active participation of the Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) in this extraordinary exhibition. MUVE, which manages eleven museums in our lagoon city, including Palazzo Ducale, Museo Correr and Ca’ Rezzonico, has contributed significantly to the realization of this exhibition, lending precious works from its collections.

The Foundation, under the guidance of President Mariacristina Gribaudi, Dr. Barisoni, has once again demonstrated its commitment to promoting Italian culture abroad and to enhancing Venetian artists who have left their mark on the history of European art. This loan fits perfectly with MUVE’s mission to protect, conserve and promote Venetian cultural heritage, making it known beyond national borders. The collaboration between the Budapest Historical Museum and the Fondazione Musei Civici di Venezia represents a virtuous example of international cultural cooperation, which strengthens the historical ties between Italy and Hungary and testifies to the importance of intercultural dialogue in the European artistic panorama.

A Warm Invitation to All Italians in Budapest

Dear compatriots who live in Budapest or are here on holiday, do not miss the opportunity to visit this extraordinary exhibition. It is a unique opportunity to rediscover a piece of our history and cultural heritage, to feel proud of how Italian art has been able to influence and enrich the culture of other European countries.

The exhibition “An Italian in Pest” takes place in the splendid venue of the Italian Cultural Institute of Budapest, a historic building located in Bródy Sándor Street 8, in the heart of Pest, right in front of the Hungarian National Museum. Designed in 1865 by architect Miklós Ybl and once used as the Hungarian Parliament (1865–1902), today it houses elegant and functional exhibition spaces, including a large exhibition hall, a theatre, a cinema hall, a conference room and a well-stocked library. The location, in addition to offering a highly prestigious architectural context, is easily accessible by public transport, and is immersed in an area rich in cultural attractions: very close to the Dohány Street Synagogue and the lively Palotanegyed area, it amazes with its centrality and the charm of a building that tells the story of Budapest itself. An ideal place to host a cultural bridge between Italy and Hungary, where visiting this exhibition becomes an immersive experience also from a spatial and architectural point of view.

A Cultural Bridge between Italy and Hungary

This exhibition is not only an opportunity to admire works of art of extraordinary beauty, but also to reflect on the cultural ties that unite Italy and Hungary, two countries with a rich artistic and cultural tradition. Giacomo Marastoni perfectly represents this bridge between the two cultures: an Italian artist who has been able to integrate into Hungarian society, bringing with him the cultural baggage of his Venetian education and enriching it with new influences and inspirations. His story reminds us of the importance of intercultural dialogue and how art can overcome borders and language barriers, creating deep connections between different peoples. In an era in which Europe is increasingly united, rediscovering figures such as Marastoni helps us understand the common roots of our European cultural identity.

Casanova in Time: Il Simposio organizzato a Venezia

Casanova in Time: Il Simposio del 6 Giugno 2025 a Venezia

Questa mattina ho avuto il privilegio di partecipare alla giornata del 6 giugno 2025 del simposio internazionale “Casanova in Time 1725–2025”, un evento straordinario che celebra i 300 anni dalla nascita di Giacomo Casanova, organizzato dall’Università Ca’ Foscari e dalla Fondazione Giorgio Cini. La cornice dell’Aula Magna di Ca’ Dolfin a Venezia ha offerto un’atmosfera solenne e stimolante per approfondire la figura complessa e affascinante di Casanova, ben oltre il mito del libertino, restituendolo come testimone e protagonista del Settecento europeo e della Repubblica di Venezia in declino.

Da tempo sapevo di questo simposio, per cui in anticipo mi sono preso dei giorni di ferie per parteciparvi. Incantato dalla possibilità di incontrare studiosi da tutto il mondo, non potevo resistere, ma soprattutto, non vedevo l’ora di rivedere la mia amica Kathleen Ann Gonzalez, autrice di molti libri su Giacomo Casanova e non solo. Molto tempo fa andavo alla ricerca di alcune informazioni su una protagonista Veneziana del 1700, e fu molto gentile a fornirmi tutti i dettagli. Da allora, ho comprato tutti i suoi libri e ho imparato moltissimo. Questa è stata la mia prima volta come ospite ad una conferenza, di solito partecipo in veste lavorativa, e mi è piaciuto molto !

📅 Programma della Giornata

L’evento a cui ho partecipato ha rappresentato il secondo momento del simposio, dopo le prime giornate sull’Isola di San Giorgio Maggiore, e si è svolto nell’elegante Aula Magna di Ca’ Dolfin, cuore accademico di Ca’ Foscari. La mattinata è stata dedicata a una serie di interventi di studiosi di fama internazionale che hanno presentato ricerche innovative sulla vita, le opere e il contesto storico di Casanova, con un focus particolare sul suo ruolo di uomo di cultura, diplomatico e scrittore. Ogni intervento è durato circa 20 minuti, con un attento rispetto dei tempi da parte dei presidenti di sessione.

Relatori internazionali

Tra gli oltre quaranta relatori provenienti da università e centri di ricerca europei e americani, alcuni si sono concentrati sull’analisi letteraria delle “Memorie” di Casanova, discutendo l’autenticità del testo e le sue molteplici interpretazioni nel corso dei secoli. Altri hanno esaminato il ruolo di Casanova come testimone del tramonto della Repubblica di Venezia, mettendo in rilievo il suo sguardo critico e la sua capacità di raccontare un mondo in trasformazione. Purtroppo non era disponibile la traduzione simultanea dei vari relatori, per cui non ho potuto godere delle opinioni di tutti quanti, concentrandomi sull’inglese e italiano. Il mio francese è scolastico, per cui, ho un po’ faticato, tuttavia è stata una bellissima esperienza.

🖼️ Conclusione

Questo simposio ha rappresentato un momento di approfondimento e riflessione sulla figura di Giacomo Casanova, offrendo nuove prospettive e stimolando il dibattito su un personaggio che continua a suscitare interesse e curiosità. Il simposio ha dimostrato come, a distanza di tre secoli, la sua vita e le sue opere siano ancora capaci di ispirare e provocare discussioni in ambito accademico e culturale e non solo.

 



Casanova in Time: The Symposium of 6 June 2025 in Venice

This morning I had the privilege of participating in the international symposium “Casanova in Time 1725–2025” on June 6, 2025, an extraordinary event celebrating the 300th anniversary of the birth of Giacomo Casanova, organized by Ca’ Foscari University and the Giorgio Cini Foundation. The setting of the Aula Magna of Ca’ Dolfin in Venice offered a solemn and stimulating atmosphere to delve into the complex and fascinating figure of Casanova, well beyond the myth of the libertine, restoring him as a witness and protagonist of eighteenth-century Europe and the declining Republic of Venice.

I had known about this symposium for a while, so I took some time off work in advance to attend. I couldn’t resist the chance to meet scholars from all over the world, but most of all, I couldn’t wait to see my friend Kathleen Ann Gonzalez, author of many books on Giacomo Casanova and more. A long time ago I was looking for some information on a Venetian protagonist from the 1700s, and she was very kind to provide me with all the details. Since then, I have bought all her books and have learned a lot. This was my first time as a guest at a conference, usually I attend in a professional capacity, and I really enjoyed it!

📅 Program of the Day

The event I attended was the second part of the symposium, after the first days on the Island of San Giorgio Maggiore, and took place in the elegant Aula Magna of Ca’ Dolfin, the academic heart of Ca’ Foscari. The morning was dedicated to a series of interventions by internationally renowned scholars who presented innovative research on the life, works and historical context of Casanova, with a particular focus on his role as a man of culture, diplomat and writer. Each intervention lasted about 20 minutes, with careful respect for the timing by the session presidents.

International speakers

Among the more than forty speakers from European and American universities and research centers, some focused on the literary analysis of Casanova’s “Memoirs”, discussing the authenticity of the text and its multiple interpretations over the centuries. Others have examined Casanova’s role as a witness to the decline of the Venetian Republic, highlighting his critical gaze and his ability to narrate a world in transformation. Unfortunately, there was no simultaneous translation of the various speakers, so I was unable to enjoy the opinions of all of them, focusing on English and Italian. My French is scholastic, so I struggled a bit, but it was a wonderful experience.

🖼️ Conclusion

This symposium represented a moment of study and reflection on the figure of Giacomo Casanova, offering new perspectives and stimulating debate on a character who continues to arouse interest and curiosity. The symposium demonstrated how, after three centuries, his life and his works are still capable of inspiring and provoking discussions in the academic and cultural fields and beyond.

Il Paradosso del Museo: Perché Guardiamo l’Arte Solo per 8 Secondi?



Quando entriamo in un museo, ci aspettiamo di immergerci in un mondo di bellezza e riflessione. Eppure, studi recenti rivelano una realtà sorprendente: molti visitatori trascorrono in media solo 8 secondi davanti a ciascun quadro. Forse 8 secondi sono un esagerazione, ma non tanto. Sembra strano lo so, ma ho avuto modo di osservare una moltitudine di persone, e molte di esse sembrano navigare il museo, con la testa che guarda da un lato all’altro, ogni tanto facendo una foto o un selfie, ma non registrando quello che vede. Poche sono le persone che veramente si soffermano e sembrano interessate, ancora meno quelle che rimangono in museo per ore a cui offro sempre i miei complimenti.


⏱️ La Velocità della Visione

Secondo una ricerca condotta al Getty Museum, gli adulti spendono meno di 30 secondi per oggetto. Altri studi indicano che i visitatori guardano un dipinto per meno di due secondi, leggono la didascalia per circa 10 secondi, poi tornano brevemente al dipinto per verificare qualcosa nel testo, e infine si spostano al prossimo. Anche il Louvre ha registrato che i visitatori guardano la *Gioconda* per una media di 15 secondi, il che solleva interrogativi su quanto tempo vengano osservate le altre 35.000 opere della collezione. Questi dati suggeriscono che, in generale, l’attenzione dei visitatori è limitata e che spesso si limitano a dare uno sguardo rapido alle opere, piuttosto che impegnarsi in un’osservazione approfondita.

🧘‍♀️ Slow Art: Un Invito alla Riflessione

In risposta a questa frenesia visiva, è nato il movimento “Slow Art”. Fondato nel 2009 da Phil Terry, questo movimento incoraggia i visitatori a dedicare almeno 10 minuti a ciascuna opera d’arte, per osservare dettagli, emozioni e significati nascosti. Ogni anno, in aprile, si celebra il “Slow Art Day”, con eventi in musei di tutto il mondo che promuovono un’esperienza più profonda e consapevole dell’arte. Studi hanno dimostrato che un’osservazione più lenta può aumentare la comprensione e l’apprezzamento delle opere. Ad esempio, il Museum of the Mind ad Haarlem, nei Paesi Bassi, offre esperienze di mindfulness basate sull’arte, aiutando i visitatori a concentrarsi su un’unica opera per esplorare emozioni e significati. Allo stesso modo, la Victoria Gallery & Museum a Liverpool propone un “sentiero di consapevolezza” che guida i visitatori a osservare con curiosità e attenzione.


🖼️ Un Invito alla Consapevolezza

In un’epoca in cui la velocità e la multitasking dominano le nostre vite, l’arte può diventare un rifugio di calma e riflessione. La prossima volta che visiterai un museo, prova a fermarti davanti a un’opera per 10 minuti: osserva, respira, ascolta le tue emozioni. Potresti scoprire un mondo nascosto che ti arricchirà più di mille selfie.

The Museum Paradox: Why Do We Only Look at Art for 8 Seconds?



When we enter a museum, we expect to be immersed in a world of beauty and reflection. Yet recent studies reveal a surprising reality: many visitors spend an average of just 8 seconds in front of each painting. Maybe 8 seconds is an exaggeration, but not that much. It seems strange, but I have had the opportunity to observe a multitude of people, and many of them seem to be navigating the museum, with their heads darting from one side to the other, occasionally taking a photo or selfie, but not registering what they see. Few people actually linger and seem interested, even fewer who stay in a museum for hours, to whom I always offer my compliments.


⏱️ The Speed ​​of Vision

According to research conducted at the Getty Museum, adults spend less than 30 seconds per object. Other studies indicate that visitors look at a painting for less than two seconds, read the caption for about 10 seconds, then return briefly to the painting to check something in the text, and then move on to the next. The Louvre also recorded that visitors look at the *Mona Lisa* for an average of 15 seconds, which raises questions about how long people look at the other 35,000 works in the collection. This data suggests that, in general, visitors have limited attention spans and that they often just glance at works rather than engage in in-depth observation.

🧘‍♀️ Slow Art: An Invitation to Reflection

In response to this visual frenzy, the “Slow Art” movement was born. Founded in 2009 by Phil Terry, this movement encourages visitors to spend at least 10 minutes in front of each artwork, observing details, emotions and hidden meanings. Every April, Slow Art Day is celebrated, with events in museums around the world that promote a deeper and more mindful experience of art. Studies have shown that looking at art more slowly can increase understanding and appreciation of works. For example, the Museum of the Mind in Haarlem, the Netherlands, offers art-based mindfulness experiences, helping visitors to focus on a single work to explore emotions and meanings. Similarly, the Victoria Gallery & Museum in Liverpool offers a “mindfulness trail” that guides visitors to look with curiosity and attention.


🖼️ An Invitation to Awareness

In an age where speed and multitasking dominate our lives, art can become a refuge of calm and reflection. Next time you visit a museum, try stopping in front of a work for 10 minutes: observe, breathe, listen to your emotions. You may discover a hidden world that will enrich you more than a thousand selfies.

Venezia e l’Impero Ottomano: una storia di rivalità e scambi culturali

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Dal 31 maggio al 1º settembre 2025, il Frist Art Museum di Nashville ospita la mostra Venice and the Ottoman Empire, un’esplorazione approfondita del rapporto tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano tra il XV e il XVIII secolo. Curata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e The Museum Box, l’esposizione presenta oltre 150 opere provenienti dalle collezioni dei principali musei civici veneziani, offrendo una panoramica unica su quattro secoli di interazioni tra queste due potenze mediterranee .

Un bellissimo museo

Il Frist Art Museum, situato nel cuore di Nashville, Tennessee, è un punto di riferimento culturale e architettonico. Ospitato nell’imponente ex edificio della posta centrale, un magnifico esempio di architettura Art Déco risalente al 1933-1934 e inserito nel Registro Nazionale dei Luoghi Storici, il museo si distingue per essere una “non-collecting institution”. Questo significa che il Frist non possiede una collezione permanente, ma si concentra invece sulla presentazione di un programma dinamico e in costante evoluzione di mostre temporanee. Ogni anno, il museo ospita tra le 12 e le 15 esposizioni, attingendo a collezioni prestigiose da tutto il mondo e curando anche mostre interne pluripremiate. La sua missione è ispirare le persone attraverso l’arte a guardare il proprio mondo in modi nuovi, offrendo programmi educativi e attività di coinvolgimento della comunità che rendono l’arte accessibile a un pubblico diversificato.

 I musei civici di Venezia protagonisti

Le opere in mostra provengono da molti musei e in particolare da sette istituzioni veneziane:

  •  Ca’ Rezzonico: museo del Settecento veneziano
  •  Gallerie dell’Accademia: museo di pittura veneziana
  •  Museo Correr: dedicato all’arte, alla vita e alla cultura veneziana
  •  Museo Fortuny: ex residenza e laboratorio dell’artista Mariano Fortuny
  •  Museo del Vetro: museo del vetro
  •  Museo di Palazzo Mocenigo: centro di studi sulla storia del costume, dei tessuti e dei profumi
  •  Palazzo Ducale; Palazzo del Doge

Queste istituzioni hanno fornito una vasta gamma di oggetti, tra cui armature, vetri, metalli, dipinti, ceramiche, libri stampati, sculture e tessuti di seta, che illustrano le sfere artistiche, culinarie, diplomatiche, economiche e politiche del rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano .

 Una storia di conflitti e alleanze

Il rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano è stato segnato da una serie di conflitti e alleanze. Nel 1463, la guerra turco-veneziana scoppiò a causa delle ambizioni ottomane nei Balcani. Il conflitto si concluse nel 1479 con il trattato di Costantinopoli, che sancì la fine delle ostilità e stabilì condizioni di pace tra le due potenze .

Tuttavia, le tensioni continuarono a crescere. Nel 1571, la battaglia di Lepanto vide una coalizione cristiana, tra cui Venezia, sconfiggere la flotta ottomana, segnando un punto di svolta nella rivalità tra le due potenze. Nonostante ciò, Venezia dovette affrontare ulteriori conflitti, come la guerra di Candia, che portarono alla perdita di territori significativi. Nel corso dei secoli, Venezia e l’Impero Ottomano hanno interagito in modi complessi, passando da conflitti a periodi di cooperazione. Questa mostra offre una visione approfondita di come due civiltà apparentemente opposte abbiano influenzato reciprocamente le loro culture, economie e politiche.

 Un viaggio sensoriale nella storia

La mostra non si limita a esporre oggetti storici; offre anche un’esperienza sensoriale completa. I visitatori possono ascoltare suoni evocativi del Mediterraneo, annusare fragranze storiche, gustare piatti ispirati alle tradizioni culinarie veneziane e ottomane, e toccare tessuti pregiati creati da Mariano Fortuny. Questa immersione sensoriale arricchisce la comprensione del rapporto tra Venezia e l’Impero Ottomano, rendendo la storia viva e tangibile .

 Conclusione

Venice and the Ottoman Empire è più di una semplice mostra; è un’opportunità per esplorare una parte fondamentale della storia mediterranea attraverso l’arte e la cultura. Per chi è interessato alla storia, all’arte e alle interazioni culturali, questa esposizione offre una prospettiva unica e coinvolgente.

Per ulteriori informazioni e per pianificare la visita, si può consultare il sito ufficiale del Frist Art Museum:

Venice and the Ottoman Empire at the Frist Art Museum !

From May 31st to September 1, 2025, The Frist Art Museum in Nashville hosts Venice and the Ottoman Empire, an in-depth exploration of the relationship between the Republic of Venice and the Ottoman Empire between the 15th and 18th centuries. Curated by the Fondazione Musei Civici di Venezia and The Museum Box, the exhibition features over 150 works from the collections of Venice’s major civic museums, providing a unique overview of four centuries of interaction between these two Mediterranean powers.

A beautiful museum

The Frist Art Museum, located in the heart of Nashville, Tennessee, is a cultural and architectural landmark. Housed in the stately former Main Post Office building, a magnificent example of Art Deco architecture dating from 1933-1934 and listed on the National Register of Historic Places, the museum is distinguished by its status as a “non-collecting institution.” This means that the Frist does not have a permanent collection, but instead focuses on presenting a dynamic and constantly evolving program of temporary exhibitions. Each year, the museum hosts between 12 and 15 exhibitions, drawing on prestigious collections from around the world and also curating award-winning in-house exhibitions. Its mission is to inspire people through art to look at their world in new ways, offering educational programs and community engagement activities that make art accessible to a diverse audience.

 Venice’s civic museums protagonists

The works on display come from many museums and in particular from seven Venetian institutions:

  •  Ca’ Rezzonico: museum of the Venetian 18th century
  •  Gallerie dell’Accademia: museum of Venetian painting
  •  Museo Correr: dedicated to Venetian art, life and culture
  •  Museo Fortuny: former residence and laboratory of the artist Mariano Fortuny
  •  Museo del Vetro: museum of glass
  •  Palazzo Mocenigo Museum: a center for studies on the history of costume, fabrics and perfumes
  •  Palazzo Ducale; Doge’s Palace

These institutions provided a wide range of objects, including armor, glass, metal, paintings, ceramics, printed books, sculptures, and silk fabrics, illustrating the artistic, culinary, diplomatic, economic, and political spheres of Venice’s relationship with the Ottoman Empire.

 A history of conflicts and alliances

The relationship between Venice and the Ottoman Empire was marked by a series of conflicts and alliances. In 1463, the Venetian-Turkish War broke out over Ottoman ambitions in the Balkans. The conflict ended in 1479 with the Treaty of Constantinople, which ended hostilities and established peace between the two powers.

However, tensions continued to grow. In 1571, the Battle of Lepanto saw a Christian coalition, including Venice, defeat the Ottoman fleet, marking a turning point in the rivalry between the two powers. Despite this, Venice had to face further conflicts, such as the War of Candia, which led to the loss of significant territory. Over the centuries, Venice and the Ottoman Empire interacted in complex ways, moving from conflict to cooperation. This exhibition offers an in-depth look at how two seemingly opposing civilizations influenced each other’s cultures, economies and politics.

 A sensorial journey through history

The exhibition does more than just display historical objects; it also offers a complete sensory experience. Visitors can listen to evocative sounds of the Mediterranean, smell historic fragrances, taste dishes inspired by Venetian and Ottoman culinary traditions, and touch fine fabrics created by Mariano Fortuny. This sensorial immersion enriches the understanding of the relationship between Venice and the Ottoman Empire, making history alive and tangible.

 Conclusion

Venice and the Ottoman Empire is more than just an exhibition; it is an opportunity to explore a fundamental part of Mediterranean history through art and culture. For those interested in history, art, and cultural interactions, this exhibit offers a unique and engaging perspective.

For more information and to plan your visit, visit the official website of the Frist Art Museum:

Raina Kabaivanska: L’Eterno Splendore di una Diva a Villa dei Leoni

Mira si prepara ad accogliere un evento di risonanza internazionale che celebra la straordinaria carriera di una delle voci più iconiche della lirica mondiale: Raina Kabaivanska. A partire da domenica 8 giugno, la splendida cornice di Villa dei Leoni ospiterà “RAINA. L’ULTIMA DIVA”, una mostra fotografica e un’occasione unica per immergersi nella vita e nell’arte di questa leggendaria soprano.

Un Viaggio Visivo nell’Arte di Raina Kabaivanska

Dal debutto internazionale fino alla sua attuale e fondamentale attività di insegnamento, la mostra offrirà un affascinante viaggio visivo attraverso oltre cinquant’anni di grande lirica. Saranno esposte immagini, ritratti e materiali d’archivio che raccontano le tappe salienti del percorso artistico di Raina Kabaivanska, offrendo un ritratto intimo e coinvolgente di una voce che ha segnato un’epoca.

Raina Kabaivanska, nata a Burgas, in Bulgaria, il 15 dicembre 1934, è una figura eminente nel panorama dell’opera lirica mondiale. Dopo aver studiato a Sofia e aver debuttato all’Opera Nazionale Bulgara nel 1957, si trasferì in Italia l’anno successivo per approfondire i suoi studi musicali. Il suo debutto ufficiale in Italia avvenne nel 1959 a Vercelli nel ruolo di Giorgetta ne “Il tabarro” di Puccini. La sua carriera internazionale prese il volo con il suo debutto alla Scala di Milano nel 1961, e da allora ha calcato i palcoscenici dei teatri più prestigiosi del mondo, inclusi il Metropolitan di New York e il Covent Garden di Londra. È universalmente riconosciuta per le sue interpretazioni dei ruoli verdiani e pucciniani, in particolare per il suo iconico ruolo di Madama Butterfly, che ha eseguito oltre 400 volte. Attualmente, Raina Kabaivanska dedica la sua vasta esperienza all’insegnamento, tenendo corsi in Italia e in Bulgaria, e continuando a formare le future generazioni di cantanti lirici.

L’Inaugurazione: Un Concerto e l’Incontro con la Maestra

L’appuntamento da non perdere è l’inaugurazione, fissata per domenica 8 giugno alle ore 17.00. La serata si aprirà con un concerto lirico gratuito e aperto al pubblico, che vedrà protagonisti tre giovani e talentuosi interpreti direttamente legati al percorso di perfezionamento con la Maestra Kabaivanska: il soprano Iolanda Massimo, il tenore Giuseppe Infantino e il pianista Paolo Andreoli.

Ma la vera emozione sarà la presenza della stessa Raina Kabaivanska! Sarà un’occasione imperdibile per il pubblico di incontrarla di persona e ascoltare dalla sua voce ricordi e aneddoti di cinquant’anni trascorsi sui palcoscenici più prestigiosi del mondo. Al termine dell’evento, è previsto un rinfresco per tutti i partecipanti, per concludere in bellezza questa serata speciale.

Informazioni Utili per la Visita

La mostra, ideata e organizzata da Socioculturale S.C.S. in collaborazione con il Comune di Mira, New Bulgarian University e Fantastico Group, sarà visitabile a Villa dei Leoni fino al 13 luglio 2025. Dopo la giornata inaugurale, l’esposizione sarà accessibile durante il normale percorso di visita di Villa dei Leoni e il suo costo sarà incluso nel prezzo del biglietto d’ingresso alla villa.

Un’opportunità eccezionale per gli amanti della lirica e per chiunque desideri scoprire la storia di una delle artiste più grandi del nostro tempo. Non mancate a questo appuntamento con l’arte e la storia a Mira!

Dettagli dell’Evento:

  • Evento: “RAINA. L’ULTIMA DIVA” – Mostra fotografica e concerto inaugurale
  • Artista: Raina Kabaivanska
  • Luogo: Villa dei Leoni, Riviera Silvio Trentin, 5 – Mira (VE)
  • Inaugurazione: Domenica 8 giugno 2025, ore 17:00 (ingresso gratuito fino a esaurimento posti)
  • Durata Mostra: Dall’8 giugno al 13 luglio 2025

Vi aspettiamo !!!